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La trappola dell’usura

12 set 2016 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Usura, il lato oscuro del credito. Quando si ha bisogno di un prestito, si deve fare di tutto per non caderne vittime. Però non è sempre facile. Secondo il rapporto Eurispes “Usura, quando il credito è ‘nero’”, nel 2015 più di 37 miliardi di euro sono stati concessi in prestito tramite i circuiti dell’usura. Non solo: sommando i 44,7 miliardi di interessi rimborsati - a una media pari ad almeno il 10% mensile, dunque del 120% annuo - il giro d’affari sarebbe di 82 miliardi di euro. Cosa ancor più interessante, dal rapporto Eurispes emerge che l’usuraio non è solo il criminale patentato: spesso è un “insospettabile”, ovvero un negoziante, un commercialista, un avvocato, perfino un dipendente pubblico. Secondo Eurispes, in media negli ultimi due anni circa il 12% delle famiglie, su un totale di 24,6 milioni, si è rivolto a privati - con i quali non c’erano legami di parentela né di amicizia - per chiedere un prestito, essendoselo visto negare dal mondo bancario. L’ipotesi formulata è che il prestito medio si aggiri attorno ai 10mila euro.

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Ma cosa si intende per usura? Ecco un breve ripasso del fenomeno: è la pratica di concedere prestiti a tassi di interesse alti e, come tali, contro la legge. In breve tempo il debitore si trova praticamente impossibilitato a restituire il prestito e deve cedere alle richieste del creditore, per esempio vendendogli la casa a un prezzo stracciato e dunque convenientissimo per chi compra. Chi stabilisce se gli interessi sono troppo alti? Lo fa, periodicamente, la Banca d’Italia, stabilendo il cosiddetto “tasso soglia”, ovvero il limite al di sopra del quale gli interessi sono da considerarsi usurai. Ma come si evita la trappola dell’usura? Nel suo rapporto, Eurispes scrive che ci vorrebbero “forme più flessibili e personalizzate di accesso al credito ufficiale che sottraggano, nei momenti di difficoltà, gli operatori economici e le famiglie alle insidie di un credito solo apparentemente facile ma funesto in sostanza”.

In attesa di proposte commerciali più flessibili e personalizzate da parte di banche e società finanziarie, qualche regola aurea per difendersi esiste e la proponeva non molto tempo fa il libro “Ladri di vita”, scritto da Tano Grasso, già promotore della Fondazione Antiracket, e dal giornalista Gaetano Savatteri. Innanzitutto, se la banca dice no a un prestito, è bene chiederle perché. L’Associazione bancaria italiana ha varato un codice di comportamento, valido per le banche che vi aderiscono, per la promozione della trasparenza in tutte le procedure. Se la banca ha aderito a questo codice ma non lo rispetta, è possibile segnalare l’inadempienza. Altro punto: è saggio accertarci che la società finanziaria, il mediatore del credito o l’agente in attività finanziaria al quale ci rivolgiamo siano autorizzati a operare: per la società fa fede l’elenco degli intermediari della Banca d’Italia, mentre per mediatore e agente l’unico riferimento è l’Oam. Infine, la regola delle regole: mai fidarsi di chi dà prestiti in tempi rapidi ponendo per contro interessi elevati o condizioni pesanti. E comunque, per ogni dubbio, le associazioni dei consumatori possono dare una mano.

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