Consumi durevoli e credito
19 dic 2025 | 4 min di lettura | Pubblicato da Maria Paulucci

A valle di due anni di crescita, il mercato italiano dei beni durevoli mostra segnali di rallentamento. Il 2025 si chiude con una contrazione del 2,3% nei volumi e del 2,4% in valore, a fronte di una spesa complessiva delle famiglie che scende da 79 a 77,1 miliardi di euro.
È questo che emerge dal 32esimo Osservatorio annuale Findomestic, realizzato in collaborazione con Prometeia, che delinea i contorni di un consumatore più prudente, stretto tra inflazione cumulata e incertezza economica.
I prezzi salgono, i volumi restano indietro
Emerge un paradosso, che riguarda l’intero mercato: se da un lato la spesa complessiva è salita dell’11,4%, dall’altro i volumi restano sotto i livelli pre-pandemia. “Demerito”, potremmo dire, dell’inflazione: a partire dal 2019, infatti, i prezzi dei beni durevoli sono cresciuti di quasi il 20%.
Al netto del rialzo generalizzato dei prezzi, i consumi reali risultano ancora giù del 6,8% nel confronto con il 2019.
Quattro ruote in panne, specialmente le auto nuove
A pesare sul risultato complessivo è soprattutto la mobilità, che rappresenta il 57% della spesa totale in beni durevoli.
È soprattutto il segmento delle auto nuove a frenare, con un calo del 9% del valore e immatricolazioni delle famiglie in diminuzione di quasi il 10%. La domanda privata resta lontana dai livelli pre-Covid, penalizzata da un potere d’acquisto ridotto e da incentivi discontinui.
Tiene meglio, invece, l’auto usata, sostanzialmente in stallo. La domanda rimane in ogni caso orientata al risparmio, con prezzi in calo e un mix di acquisto più “popolare”.
Due ruote ferme allo stop dopo anni di crescita
Con quattro anni di espansione alle spalle, si interrompe anche la corsa delle due ruote: nel 2025, moto e scooter segnano un calo del 7% in termini di valore. Resta però evidente il salto strutturale rispetto al passato: in confronto al 2019, il mercato vale ancora il 55% in più, confermandosi un’alternativa convincente all’auto in un quadro di costi più elevati.
Casa dolce casa, tra stabilità e assestamento
Più stabile il quadro per il comparto casa, che vive una fase di assestamento dopo gli “exploit” del periodo post-pandemico.
In particolare:
i mobili chiudono l’anno a circa 16,5 miliardi di euro, con volumi in calo ma prezzi che consentono di sostenere il fatturato;
frena la spinta delle ristrutturazioni;
torna centrale il primo acquisto, sostenuto da un mercato immobiliare più dinamico.
I piccoli elettrodomestici sono protagonisti
Punto di forza del 2025 sono ancora una volta i piccoli elettrodomestici, migliori “performer” fra i beni durevoli per la casa. Aspirapolvere di nuova generazione, dispositivi per l’igiene personale, friggitrici ad aria e prodotti legati al benessere intercettano una domanda orientata alla semplificazione e alla qualità della vita domestica, anche con il supporto dell’e-commerce.
La doppia velocità della tecnologia
Segnali contrastanti dal tech, con la telefonia sostanzialmente stabile: in questo ambito, la domanda oramai matura si sposta su prodotti di fascia più alta. Al termine di tre anni non semplicissimi, torna a crescere il mercato dell’Information Technology, sostenuto da pc portatili, tablet e dispositivi per il gaming.
Ma emergono anche divari territoriali
Il rallentamento, geograficamente parlando, non è uniforme:
il Trentino-Alto Adige riesce a contenere il calo allo 0,7%;
Basilicata e Piemonte riportano le flessioni più marcate;
in valori assoluti, la Lombardia resta la locomotiva dei consumi, con una spesa che supera i 15 miliardi di euro, più del doppio del Lazio.
Credito in crescita, in un contesto di generale prudenza
In un quadro di consumi in frenata, cresce comunque il ricorso al credito al consumo, che registra un aumento delle erogazioni del 7% nei primi dieci mesi dell’anno, con livelli di rischiosità ancora contenuti. un segnale che ribadisce il ruolo del credito come supporto ai progetti di spesa delle famiglie.
Il consumatore, però, si fa più selettivo
Dall’Osservatorio emerge l’istantanea di un consumatore meno “generoso” ma ancora attivo, che presta maggior attenzione a cosa comperare e a quando farlo.
C’è da dire che dati e tendenze si confrontano con il periodo post-pandemico, appunto: un periodo che, sotto tantissimi punti di vista, ha rappresentato un’anomalia. La successiva evoluzione può per certi versi considerarsi una normalizzazione, in un quadro in cui tanti fattori (l’andamento dei prezzi in primis) spingono comprensibilmente verso la cautela.
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