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Effetto tassi sul BNPL

25 nov 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Compri ora, paghi dopo: vi ricordate? È il Buy Now Pay Later di cui vi abbiamo parlato qualche settimana fa. Allora ce ne occupammo per riportare alcune considerazioni della Banca d’Italia sulle tutele più o meno previste. Oggi torniamo in argomento perché è da poco uscito un paper intitolato Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo. Di cosa si tratta?

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Si tratta di un lavoro a cura di Lorenzo Gobbi, che si sofferma su moltissimi aspetti. Uno di questi, che vogliamo riprendere oggi, è il seguente: quali implicazioni sta avendo l’aumento dei tassi d’interesse sul Buy Now Pay Later?

Buy Now Pay Later: come funziona?

Anzitutto, un brevissimo ripasso. Come ha spiegato la Banca d’Italia, il Buy Now Pay Later prevede il coinvolgimento di tre soggetti: chi compra, chi vende e chi, in base a un accordo con il venditore, permette al consumatore di dilazionare il pagamento, anche sotto forma di rateizzazione.

L’acquisto ha di solito unvalore molto modesto e il finanziamento può essere offerto sia online sia presso punti vendita fisici. Nella maggior parte dei casi non prevede interessi o altri oneri a carico dei consumatori, ma commissioni in caso di ritardo o mancato pagamento.

Tassi d’interesse in rialzo anche in Europa

Se avete un mutuo a tasso variabile, sapete a cosa ci riferiamo. Ora, ci dice il paper apparso sul sito Bankitalia, quello del Buy Now Pay Later è un modello di business che è nato e si è sviluppato “in un quadro economico caratterizzato da stabilità dei prezzi e da tassi di interesse che si sono mantenuti estremamente bassi per un lungo periodo di tempo, permettendo agli operatori BNPL di prestare a tasso zero ricavando profitto dalle commissioni caricate sugli esercenti”.

Il quadro, però, sta rapidamente mutando. In Europa, come negli Stati Uniti e in altre aree economiche, l’inflazione ha fatto alzare i livelli di guardia delle banche centrali, le autorità che vigilano sulla stabilità delle valute (nel nostro caso, l’euro).

L’inflazione è l’aumento generalizzato del livello dei prezzi di beni e servizi in un certo periodo di tempo. Lo si contrasta incrementando il costo del debito. Quindi, appunto, i tassi d’interesse. Il 21 luglio 2022 la Banca centrale europea li ha ritoccati all’insù di 50 punti base, determinando il ritorno in positivo dell’Euribor a 12 mesi per la prima volta dal 2015.

E l’Euribor, in due parole, altro non è che la base per la definizione dei tassi variabili.

Quali implicazioni per il business del Buy Now Pay Later?

L’aumento dei tassi d’interesse potrebbe avere conseguenze negative sul modello di business BNPL, fondato sul prestito a tasso zero, avverte il paper. Perché? Perché fa salire il costo del debito e così facendo riduce i margini per gli operatori.

L’impatto sui volumi dei prestiti di tipo BNPL è ancora incerto, ci dice il documento: secondo alcuni sondaggi, a causa dell’inflazione, il 60% dei consumatori si rivolgerebbe agli operatori del settore con più probabilità, anche per comprare beni di prima necessità.

Non si può però escludere un calo dello shopping: quando i tempi si fanno duri, si tende a rinunciare all’acquisto di ciò di cui si può fare a meno (i cosiddetti “beni discrezionali”). Ma potrebbe anche verificarsi undeterioramento della qualità del credito: vuol dire che chi vi fa ricorso non è più in una condizione finanziaria e reddituale così solida.

Fatto sta che i mercati sembrano percepire il settore come più rischioso: le obbligazioni emesse dagli operatori vengono sì sottoscritte, ma a patto di offrire rendimenti più generosi. Ciò vuol dire che i costi a carico degli operatori per finanziarsi sui mercati stanno salendo.

I conti, però, devono pur tornare: ecco quindi che potrebbero profilarsi ritocchi al rialzo delle commissioni richieste a clienti e negozianti, oltre a una riduzione della durata della dilazione.

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