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Si fa presto a dire prestito

18 nov 2015 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Quando abbiamo bisogno di un prestito, facciamo ricorso al credito al consumo. Si tratta di un finanziamento destinato - come suggerisce il nome - a soddisfare le esigenze dei consumatori privati, siano essi singoli o famiglie. Può servire infatti per comprare un bene specifico - un’automobile, un articolo di arredo, un corso di formazione - o per far fronte a un momento di affanno in cui occorre più denaro liquido.Tramite il credito al consumo si può richiedere una cifra compresa tra un minimo di 200 e un massimo di 75mila euro. A concederlo, ormai lo sappiamo, deve essere una banca oppure una finanziaria autorizzata, anche tramite il rivenditore convenzionato del bene o del servizio. Per riuscire ad avere il finanziamento, bisogna presentare le prove a conferma del fatto che si è nelle condizioni di rimborsare alle scadenze convenute la cifra prestata: è il cosiddetto “merito creditizio”, che viene esaminato dal finanziatore prima dell’erogazione del prestito.

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La voce “credito al consumo” comprende diverse forme di finanziamento: le più diffuse sono il prestito personale, o non finalizzato, la cessione del quinto e il prestito finalizzato, detto anche “credito collegato”, che si affiancano all’apertura di credito in conto corrente e alla carta revolving. Ci concentriamo sulle prime tre. Il prestito personale di solito è utilizzato per soddisfare generiche esigenze di liquidità: il soggetto finanziatore accredita la cifra al consumatore in una sola soluzione e il consumatore si impegna a ridarla indietro a rate. Per tutelarsi dal rischio di insolvenza, il finanziatore può domandare garanzie personali come la fideiussione e/o la sottoscrizione di una polizza assicurativa. Quando i lavoratori dipendenti, siano essi pubblici o privati, e i pensionati si impegnano a rimborsare la cifra ricevuta in prestito girando all’ente creditizio fino a un quinto dello stipendio o della pensione, ecco che siamo di fronte alla cessione del quinto. Sono il datore di lavoro o l’ente previdenziale a trattenere la rata dallo stipendio o dalla pensione e ad accreditarla alla banca o alla finanziaria.

Da tenere presente che mentre i pensionati possono aspirare alla cessione solo di un quinto del totale, il dipendente può richiedere un prestito più elevato impegnando un ulteriore quinto dello stipendio: in questa eventualità, al di là della cessione del quinto, deve stipulare un contratto di “delegazione di pagamento”. Ma mentre il datore di lavoro è tenuto ad aderire alla cessione del quinto, è libero di scegliere se dire sì o no alla delegazione di pagamento. Per la cessione del quinto la legge prescrive la stipula di una polizza a copertura del rischio di morte e/o di perdita del posto di lavoro. Infine c’è il prestito finalizzato, detto anche“credito collegato”: si tratta di un finanziamento connesso all’acquisto di un certo bene o servizio, che va restituito a rate. Lo si può ottenere direttamente presso il rivenditore, posto che costui abbia una convenzione con una o più banche o finanziarie e che gestisca la pratica al posto loro. Il contratto deve riportare la descrizione dettagliata dei beni o dei servizi acquistati e l’indicazione dei prezzi.

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