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Piano “alla francese”

28 mar 2025 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

L’ammortamento alla francese produce anatocismo bancario e mancanza di trasparenza? È la questione su cui si è recentemente espresso un Tribunale italiano il quale, richiamando le precisazioni della Suprema Corte, ha fatto chiarezza su alcuni passaggi fondamentali, a beneficio di una maggiore consapevolezza dei consumatori.

Cos’è il piano di ammortamento “alla francese”? Come ci spiega la Banca d’Italia, in generale il piano di ammortamento è, per l’appunto, il piano alla base del rimborso di qualsiasi debito, incluso quello contratto nell’ambito del credito al consumo. È il programma che stabilisce l’ammontare erogato, l’importo delle singole rate, la data entro la quale il debito va completamente estinto, la cadenza delle singole rate (mensile, trimestrale, eccetera), i criteri per la determinazione dell’ammontare di ogni rata e del debito residuo.

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Ogni rata si compone di due parti:

  • una parte di capitale (la cosiddetta “quota capitale”), ossia l’importo del finanziamento restituito;
  • una parte di interessi (la “quota interessi”), che include l’interesse maturato.

Tutto ciò premesso, esistono vari meccanismi per stabilire come rimborsare il finanziamento. Nel nostro Paese, il piano di ammortamento più diffuso è il cosiddetto piano “alla francese”, che prevede rate di importo fisso composte da una quota capitale che cresce e da una quota di interessi che invece decresce nel tempo.

Ne consegue che all’inizio paghiamo soprattutto gli interessi. E poiché gli interessi si applicano sul capitale residuo, man mano che il capitale torna al creditore, l’ammontare degli interessi cala e la quota di capitale invece sale.

Cosa si intende, invece, per anatocismo?

L’anatocismo consiste nel calcolo degli interessi dovuti anche sugli interessi già maturati, che diventano capitale (in base alla cosiddetta “capitalizzazione degli interessi”) e si vanno ad aggiungere alla somma dovuta. Si parla, in questi casi, di interesse composto.

Piano “alla francese”: alcune precisazioni

Tornando alla domanda dalla quale siamo partiti: il piano di ammortamento “alla francese” è correlato all’anatocismo? No, secondo il Tribunale che si è recentemente espresso (la relativa sentenza ha trovato spazio sul portale IusLetter, nda), per una serie di ragioni molto precise.

Come detto, nel piano di ammortamento “alla francese” il rimborso del capitale e degli interessi avviene secondo una tabella di marcia che prevede il pagamento del debito a rate costanti, comprensive:

  • di una quota di capitale che cresce nel tempo;
  • di una quota di interessi che invece decresce nel corso del tempo.

Per il debitore questo significa rate di ammontare sempre identico, composte dagli interessi, calcolati fin da subito sull’intero capitale erogato e via via sul capitale residuo, e da frazioni di capitale date dalla differenza tra l’importo concordato della rata costante e l’ammontare della quota legata agli interessi.

Facciamola semplice: man mano che tu rimborsi il tuo debito, il capitale da restituire cala e, di riflesso, scendono anche gli interessi calcolati sul capitale residuo (che è sempre più basso); ma la rata concordata è fissa (mettiamo, 400 euro al mese); ne consegue che, man mano che la quota di interessi diminuisce, per arrivare a cifra tonda (i 400 euro di rata fissa mensile concordata), aumenta la “fetta” di capitale.

La quota di interessi viene quindi da subito calcolata sull’intero capitale, come succede nel piano di ammortamento “all’italiana”, mentre c’è un maggior carico di interessi che non si deve alla moltiplicazione in senso tecnico degli interessi (che in questo caso non maturano su altri interessi), ma al naturale effetto della scelta concordata, ossia quella di un piano di rimborso a rate costanti.

L’anatocismo, quindi, non c’entra niente

A queste condizioni, il piano di ammortamento applicato non incorre nell’anatocismo. Il maggiore costo del denaro, in questo caso, dipende infatti dalla previsione di rate costanti nel tempo, le quali implicano una maggior durata della tabella di marcia verso la restituzione – con i normali interessi – del finanziamento ottenuto.

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