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Fra moglie e marito non mettere il prestito

11 feb 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Ormai è un fatto: i prestiti ai privati continuano a calare. Lo conferma ancora una volta la Banca d’Italia, secondo la quale a dicembre le erogazioni sono scese dello 0,9% rispetto all’anno precedente, dopo il -1,5% di novembre. In particolare, i prestiti alle famiglie sono diminuiti dello 0,5% in confronto a dodici mesi prima. In un quadro come questo, non ancora agevolissimo per chi ha bisogno di credito, qualcuno sceglie di chiedere aiuto a parenti o amici.

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Questo tipo di finanziamento riguarda ogni forma di prestito fra persone fisiche legate da una relazione. Aiutare o farsi aiutare, in questi casi, non è vietato, ma l’erogazione deve essere occasionale e non diretta al pubblico indistinto. Altrimenti si profila l’ipotesi di esercizio abusivo del credito, che ovviamente in Italia è perseguito. Chi apre il portafogli può farne uscire somme più o meno alte, ma non deve pretendere interessi. Modi e tempi di restituzione non sono rigidi e si possono ridiscutere in ogni momento.

Meglio comunque stendere una scrittura privata alla consegna del denaro, giusto per stare tutti più sereni. Alcuni suggeriscono di scambiarsi il documento tramite raccomandata con avviso di avvenuta ricezione, anche per prepararsi a eventuali controlli del fisco. Se la somma lo permette, si può procedere con il contante. Diversamente, è meglio un bonifico, sempre con l’obiettivo di affrontare e gestire al meglio le eventuali verifiche fiscali. Bisogna tenere conto, per esempio, della normativa antiriciclaggio, che sull’uso di contante o di assegni trasferibili dispone di non superare i 999,99 euro per ciascuna operazione.

Il perché si ricorra ai prestiti tra familiari o conoscenti è presto detto: da una parte, ottenere finanziamenti da banche o da finanziarie non è sempre semplice; dall’altra, banche e finanziarie richiedono un tasso di interesse sulla cifra erogata e dunque, per quanto il prodotto sia conveniente, non è mai gratuito. Se invece il prestito arriva da un fratello, da un cugino o da un amico, allora la gratuità è assicurata: alla fine, quello che va restituito è solo il prestito iniziale, senza somme accessorie. Per questo, tale finanziamento viene anche chiamato “infruttifero”. Da tenere conto, però, che le proposte delle aziende specializzate costano pure perché includono una protezione per il debitore. Pagando di più, insomma, si può stare più sereni ed evitare le tensioni e le incomprensioni che possono insorgere con parenti o amici.

Un esempio, in tal senso, è il prestito tra marito e moglie. Se in tutti gli altri casi il rimborso è dovuto, tra coniugi – come ha stabilito qualche anno fa la cassazione – non c’è diritto alla restituzione. Attraverso una sentenza del 2009, la suprema corte ha espresso parere contrario al rimborso a una moglie che aveva prestato 19.000 euro al marito – dal quale si era separata – motivando così la scelta: i prestiti tra coniugi vanno intesi come una forma di solidarietà reciproca o di mutuo soccorso e il denaro lo si restituisce se e solo se lo si vuole restituire, e non perché si è tenuti a farlo. Tenetelo bene a mente.

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