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Cosa emerge dal nuovo rapporto Assofin Crif Prometeia

21 giu 2017 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Un suggerimento si può leggere in controluce nella 42esima edizione dell’Osservatorio Assofin-Crif-Prometeia sul credito al consumo. È nel punto in cui si parla del tasso di default delle famiglie italiane e delle previsioni per il prossimo triennio. Innanzitutto, mettiamo meglio a fuoco l’argomento: stiamo parlando dell’indagine che periodicamente presentano Assofin, l’associazione che riunisce i principali operatori finanziari attivi nei settori del credito alla famiglia, Crif, azienda specializzata fra le altre cose in sistemi di informazioni creditizie, e la società di consulenza Prometeia; un’indagine che fa il punto sullo stato di salute del credito al consumo in Italia. Nel passaggio in cui si cita l’indice che misura le nuove sofferenze e i ritardi di sei rate o più nel corso dell’ultimo anno di rilevazione - il tasso di default, appunto - l’Osservatorio prevede un aumento della sostenibilità del debito delle famiglie e, dunque, una minore quota di crediti deteriorati.

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Ciò grazie a una serie di fattori: uno è la più attenta valutazione del potenziale cliente da parte di chi il credito lo offre, ovvero banche e finanziarie; l’altro è un graduale miglioramento delle condizioni economiche unito - e ciò lo si vede già oggi - a un atteggiamento di maggiore cautela da parte dei consumatori. Insomma, chi cerca un prestito lo fa solo dopo aver ben valutato le sue possibilità. Tradotto: prima di imbarcarsi nel piano di rimborso di un qualunque prestito, il potenziale debitore si domanda se le sue entrate - al netto delle varie uscite tra acquisti settimanali, spese condominiali, tasse, imposte, bolli, bollette, pendenze previdenziali e altri eventuali finanziamenti già in corso di restituzione - glielo consentono. E il dettaglio, non di poco rilievo, sta proprio nell’inciso: non sono tanto le entrate - stipendio o altri redditi - a dirci a quanto ammontano le possibilità di indebitarsi, ma per l’appunto gli introiti al netto delle spese fisse e di quella quota che è sempre bene tenere da parte per poter far fronte agli imprevisti.

Gli italiani, ci dice in pratica l’Osservatorio Assofin-Crif-Prometeia, hanno fatto di necessità virtù e hanno colto nella crisi di questi anni l’opportunità di imparare che i prestiti si chiedono con la testa. Anche perché, sennò, rimanere inguaiati, con le rate cui non si riesce a fare fronte, è un attimo. Dall’analisi dell’Osservatorio emerge che a fine 2016 il tasso di default ha continuato a migliorare, stabilizzandosi nei primi tre mesi di quest’anno. Il consolidamento della ripresa, i tassi di interesse bassi e una maggiore cautela da parte dell’offerta ma anche, come detto, della domanda hanno contribuito a migliorare la qualità del credito e a far sì che i nuovi finanziamenti siano sempre meno rischiosi. Bene soprattutto i prestiti personali, proprio in scia alla prudenza di chi offre il credito ma anche di chi lo richiede, valutando appunto le proprie possibilità con maggiore accortezza. Per il triennio 2017-2019, l’Osservatorio Assofin-Crif-Prometeia prevede un graduale miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie italiane e, quindi, una maggiore propensione all’acquisto di beni durevoli con un incremento del ricorso al credito.

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