Consumi ancora fermi: “Ripresa a rischio”
21 mag 2025 | 2 min di lettura

I consumi non riescono a ripartire. Marzo, afferma l’Istat, registra un calo delle vendite dello 0,5% rispetto a febbraio, chiudendo un primo trimestre dell’anno con il segno meno: -0,2% in valore e -0,5% in volume.
La flessione di marzo colpisce sia i generi alimentari (-0,1%) che quelli non alimentari (-0,4%). Su base annua, il quadro si fa ancora più pesante: rispetto a marzo 2024, le vendite al dettaglio perdono il 2,8% in valore e il 4,2% in volume. A pesare sono soprattutto gli alimentari, che scivolano del 4,2% in valore e addirittura del 6,7% in volume. I beni non alimentari reggono un po’ meglio, ma il trend resta negativo (-1,4% e -2,1%).
Qualche spiraglio si intravede solo per i prodotti per la cura della persona (+1,8%) e i farmaceutici (+0,6%). Male invece la cartoleria e i libri (-4,5%) e le calzature (-4,2%). Anche guardando alle diverse forme di vendita non si salva nessuno: giù la grande distribuzione (-2,6%), le piccole superfici (-3,1%), le vendite fuori dai negozi (-4,7%) e perfino l’e-commerce, che segna un -1,3%.
L’impatto della Pasqua
"Il dato di marzo sulle vendite – ha commentato Confcommercio in una nota - conferma il difficile momento della domanda”. L’associazione invita però alla cautela, soprattutto se si guarda al confronto su base annua: “La diversa tempistica della Pasqua ha fortemente impattato sugli acquisti, particolarmente quelli di beni alimentari, coinvolgendo in modo diffuso gli andamenti delle diverse tipologie distributive”. In sostanza: una parte dei consumi, che lo scorso anno si erano concentrati alla vigilia del 31 marzo per festeggiare tra uova e colombe, nel 2025 si è trasferita su aprile.
Una domanda spenta
Al netto delle attenuanti, però, continua Confcommercio, “non mancano elementi di preoccupazione”, che riguardano soprattutto la situazione difficile per segmenti come abbigliamento e calzature e per la distribuzione tradizionale.
A rendere poco incoraggiati le prospettive c’è poi il “deterioramento della fiducia” delle famiglie. Senza ottimismo, non si spende e non si sottoscrivono prestiti per spese importanti. Con il rischio di rinviare l’auspicata ripresa della domanda e limitare le prospettive di crescita per il 2025”.
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