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Prestiti, quando la pubblicità inganna

1 dic 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Il credito al consumo è uno dei settori oggetto di pubblicità ingannevole. È quindi consigliabile stare sempre in campana. Sul suo sito web, la Guardia di Finanza ricorda in cosa consiste il fenomeno e, soprattutto, come difendersi. Innanzitutto, perché un messaggio pubblicitario si possa definire “ingannevole” non occorre dimostrare che abbia creato problemi a qualcuno ma basta che sia potenzialmente in grado di influenzare le scelte dei consumatori. Sono comunque quattro i punti “delicati” che possono compromettere la trasparenza e la correttezza di una comunicazione pubblicitaria.

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Prima di tutto, lo spot, il promo o la pagina pubblicitaria devono chiaramente riportare – anche sotto il profilo grafico – le indicazioni sul costo del finanziamento. In particolare, bisogna fare attenzione al Tasso annuo nominale (Tan) e soprattutto al Tasso annuo effettivo globale (Taeg). Quest’ultimo indicatore dà conto del prezzo totale dell’operazione: come abbiamo avuto modo di sottolineare in altre occasioni, esso include non soltanto l’entità del finanziamento ma anche i costi connessi per esempio all’istruzione della pratica e al compenso che spetta all’operatore per il servizio di intermediazione.

Il Taeg va indicato sempre, ma attenzione: neanche la formula “Taeg max come per legge”, spiega la Guardia di Finanza, va bene. Il motivo? È troppo generica e non aiuta il calcolo del costo complessivo del prestito personale. Altro avvertimento: l’indicazione di esempi di finanziamento attraverso tabelle che riportano, fra l’altro, la cifra delle rate mensili per il rimborso del capitale non vale in sostituzione di Tan e Taeg. Al di là di queste, essenziali, informazioni, è importante che il consumatore sia messo nella condizione di inquadrare senza troppi giri di parole il ruolo dell’operatore che si pubblicizza. Per esempio, è scorrettissimo lasciar intendere nel messaggio che l’attività di intermediazione e consulenza sarà gratuita.

Quante volte, poi, vi sarà capitato di ricevere messaggi che danno per certa e assolutamente garantita l’erogazione del prestito, con dettagli precisissimi perfino sui tempi dell’assegnazione? Ebbene, sappiate che normalmente ricevere un finanziamento non è per niente scontato, dal momento che l’esito della vostra richiesta dipende dall’attento esame condotto dalla banca o dalla finanziaria alla quale vi siete rivolti, che può rispondervi anche con un “mi spiace, ma per me è no”. Stesso discorso per i tempi: non si possono fare promesse sulla durata dell’istruttoria, che varia in base anche alla complessità del caso.

Ultimo, ma non meno importante: nessuno può chiedervi soldi per cancellare i vostri dati dai Sistemi di informazioni creditizie gestiti dalle aziende che offrono a banche e finanziarie servizi di monitoraggio e raccolta dati sull’affidabilità creditizia dei clienti e dunque sulla regolarità e la puntualità del versamento delle rate. Ciascuno può richiedere da sé solamente la cancellazione – gratuita – delle informazioni “positive”, quelle cioè che segnalano che siamo stati ligi ai nostri doveri di debitori e puntuali. Potete denunciare i casi di pratiche commerciali scorrette o di pubblicità ingannevole via posta all’indirizzo Autorità garante della concorrenza e del mercato, piazza Giuseppe Verdi 6/A, 00198, Roma, al fax dell’Ufficio Protocollo 0685821256 oppure tramite il sito della stessa Agcm.

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