Credito al consumo, faro sui costi
17 ott 2025 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

La crescita del credito al consumo prosegue, ma l’Italia si conferma al primo posto per i costi che i consumatori devono sostenere. Lo segnala la Fondazione Fiba di First Cisl, nell’ambito della sua periodica analisi sui dati della Banca d’Italia e della Banca centrale europea.
Nel secondo trimestre dell’anno, secondo l’analisi, il volume dei finanziamenti è cresciuto dell’1,7% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre nell’arco dell’anno la variazione è stata del +5,25% (da 165,28 a 173,9 miliardi di euro).
In questo quadro, registra un consolidamento il recupero dei prestiti complessivi erogati alle famiglie, con un +2,3% nel confronto con lo stesso periodo del 2024.
Prestiti: in Italia rimane il tema dei costi
La tendenza a essere tra i primi in Europa per i costi a carico dei consumatori trova conferma anche nel secondo trimestre dell’anno in corso. Basti pensare che il Taeg (Tasso annuo effettivo globale che dà conto del costo totale del finanziamento) sulle nuove operazioni si è posizionato al 10,29%, un dato che – evidenzia l’analisi – “resta significativamente più elevato sia rispetto alla media dell’area euro che a quello di Francia e Germania”.
Questi, infatti, i numeri:
- 8,25% per l’area dell’euro;
- 6,24% per la Francia;
- 8,35% per quel che riguarda la Germania.
L’Italia si distingue anche per quel che riguarda la quota destinata al credito al consumo sul totale dei prestiti richiesti, che ad agosto è ancora al 19,1%, a fronte dell’11,2% della media euro, del 9,7% della Germania e del 12,8% della Francia.
Prestiti in Italia: un confronto tra le regioni
Quanto alla mappatura regionale, nel secondo trimestre del 2025 gli incrementi più importanti sul fronte dell’ammontare dei finanziamenti si notano in Trentino-Alto Adige (+2,06%), Lombardia (+2,01%) ed Emilia-Romagna (+1,93%), mentre la Sardegna è la regione che si contiene di più (+1,23%).
Rischiosità del credito: come siamo messi?
Questo particolare dato (fotografato dal tasso di deterioramento dei prestiti alle famiglie calcolato in relazione al numero degli affidati) ha registrato una nuova variazione al rialzo, portandosi dallo 0,207% di marzo allo 0,224% di giugno.
Su base regionale, le maggiori difficoltà si riscontrano a sud, con un picco in Sicilia (0,383%), al quale fanno seguito la Calabria (0,381%) e il Molise (0,352%).
Attenzione alla cessione del quinto
Da segnalare la continua crescita della cessione del quinto dello stipendio: dal 2011 al giugno del 2025, l’ammontare di questi prestiti è quasi raddoppiato, da poco più di 10 a circa 18,5 miliardi. Rispetto al mese di giugno del 2024, la variazione è stata dell’1,2%.
Prepararsi alla nuova direttiva sul credito al consumo
In un Paese nel quale la quota del credito al consumo sul totale dei finanziamenti richiesti è significativamente più alta rispetto alla media Ue e a Paesi del calibro di Francia e Germania (benché l’indebitamento complessivo delle famiglie italiane rimanga ben sotto la media Ue), riveste particolare importanza – come sottolinea il segretario generale nazionale First Cisl Riccardo Colombani – “il recepimento della direttiva Ue 2023/2025”.
Tre i punti cruciali, sui quali si sofferma Colombani:
- il debt advice, ossia la rete di consulenza sul debito che sarà chiamata a erogare ai consumatori in difficoltà servizi di assistenza legale, economica e psicologica;
- investimenti in processi strutturati di educazione finanziaria;
- incremento della trasparenza delle informazioni, per rendere gli italiani consapevoli delle loro scelte.
Una sfida per i consumatori, ma anche per il Paese.
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