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Vendite al dettaglio in calo: è il fallimento dei saldi

6 set 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

vendite al dettaglio in calo e il fallimento dei saldi

È allarme giallo sulle vendite al dettaglio in Italia. Se, infatti, su base annua il dato risulta positivo (soprattutto per tlc, telefonia e calzature) preoccupa non poco la flessione del mese di luglio: un -0,5% in valore e -0,7% in volume, che viene interpretato dalle associazioni dei consumatori come il fallimento dei saldi e la conseguenza diretta di una fase di incertezza politica che sembra non avere fine. Senza contare la stangata d’autunno che pare già acclarata per le famiglie, molte delle quali si dichiarano già pronte a chiedere prestiti personali pur di non andare in rosso sul conto.

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Istat, luglio grigio se non nero. Diminuiscono, rispetto a giugno, le vendite di beni alimentari (-0,1% in valore e -0,5% in volume) e quelle di beni non alimentari (-0,7% sia in valore che in volume). Nel confronto coi dati dell'anno, invece, le vendite al dettaglio aumentano: +2,6% in valore e +2,8% in volume. In crescita le vendite di alimentari (+3,2% in valore e +2,4% in volume) e quelle dei beni non alimentari (in valore +2,1%, in volume +3,1%, con voci come informatica, tlc e telefonia che registrano un +6,4%, mentre le calzature, gli articoli in cuoio e quelli da viaggio un +6,1%). In aumento anche le vendite di elettrodomestici, radio tv e registratori (+2,7%), e quelle di prodotti di profumeria e cura della persona, insieme ad arredamento e mobili (+2,4%). Prosegue, inoltre, l'exploit dell'e-commerce che registra un 23,2% in più.

Fallimento dei saldi secondo l'Unione Nazionale Consumatori. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori i numeri di luglio testimoniano il mancato successo dei saldi che, a quanto sembra, non servono più a far aumentare i consumi in Italia. “L’inizio dei saldi avrebbe dovuto contribuire a far svettare le vendite dei beni non alimentari, almeno rispetto al mese precedente. E invece queste precipitano dello 0,7%. I saldi si rivelano un fallimento”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Nemmeno i numeri positivi di alcuni comparti sembrano dare conforto. “La performance discreta delle calzature, col suo +6,1% su base annua, è insufficiente a risollevare le vendite complessive. Questo anche perché l’abbigliamento resta al palo e registra un misero +1,5%, soltanto settimo nella classifica tra i prodotti non alimentari. Gli italiani sono talmente in crisi che adesso non comprano neanche quando ci sono gli sconti”, sottolinea Dona.

Federconsumatori: incertezza e stangata in autunno le cause del calo.  Secondo Federconsumatori questo “andamento altalenante” dimostra che “l’incertezza dell’attuale fase politica pesa parecchio sui comportamenti delle famiglie e sull’andamento economico generale”. Per l’autunno, poi, Federconsumatori vede appalesarsi la stangata e saranno ancora più problemi. L’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, infatti, ha calcolato che le famiglie italiane, fra settembre e novembre, dovranno fronteggiare una serie di spese molto pesanti: libri, zaini, bollette, la Tari e il riscaldamento potrebbero pesare sulle tasche dei nuclei famigliari per oltre 1.800 euro. Come se non bastasse, a tutto questo si aggiunge la minaccia dell’aumento Iva previsto per il 2020. “L'aumento deve essere scongiurato a ogni costo dal nuovo governo, in modo da evitare conseguenze catastrofiche sulle famiglie”, sostiene Federconsumatori. Se così non fosse, le ricadute verrebbero stimate in oltre 830 euro a famiglia.

Codacons e lo strapotere dell'e-commerce. Il Codacons fa notare i dati negativi dei piccoli negozi. “Da gennaio a luglio di quest'anno i piccoli negozi hanno visto crollare le vendite dell'1,2%. A questo fa da contraltare lo strapotere dell’e-commerce che, a luglio, incrementa le vendite del 23,2% su base annua e del 15,5% nei primi sette mesi del 2019. Questo va a discapito proprio dei piccoli negozi, quelli che, nello stesso periodo di tempo, vedono ridursi il proprio giro d’affari”, spiega Carlo Rienzi, presidente di Codacons.

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