Segnali di ripresa: le imprese chiedono meno prestiti
3 ago 2021 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

Aumenta, però, l’importo medio richiesto
La corsa ai prestiti rallenta. Dopo una lunga fase nella quale le imprese si sono rivolte alle banche per tamponare l'emergenza liquidità, nel secondo trimestre del 2021 le richieste di credito hanno registrato una contrazione del -38,5% rispetto allo stesso periodo del 2020, riallineandosi ai livelli del 2019.
È quanto emerge dall’analisi delle istruttorie di finanziamento registrate su Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da Crif. Un segnale incoraggiante perché – come spiega il rapporto – deriva dal “progressivo consolidamento della ripresa economica”.
Mutui, fidi e prestiti finalizzati
Nello specifico, il trend riguarda sia le società di capitali che le imprese individuali. Per le prime, la contrazione è stata del 29,8%; per le seconde la richiesta di credito si è addirittura dimezzata.
Crif certifica una “consistente flessione per i mutui immobiliari richiesti dalle imprese”: nei primi sei mesi del 2021 sono diminuiti del 62% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Giù anche i prestiti personali (-31%), i fidi (-14%) e le carte (-9%). C'è però invece un forte incremento dei prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (+54%).
Meno richieste ma cifre più alte
Se il numero delle richieste diminuisce, aumenta l’importo medio richiesto: è di 98.689 euro, il 91,3% in più anno su anno.
Per quanto riguarda le imprese individuali, l'importo medio è di 35.894 euro (+69%). Per le società di capitali ammonta a 31.941 euro (+77,7%).
Il balzo del valore medio – spiega Crif – si spiega “nella possibilità da parte delle imprese di interloquire con la propria banca di riferimento confidenti di poter trovare riscontro positivo, senza dover necessariamente frazionare l’importo in diverse tranche da allocare su più banche”.
Le differenze regionali
Nel secondo trimestre del 2021 le contrazioni di richieste sono particolarmente significative nelle Marche (-30,4%), in Basilicata (-26,5%) e Liguria (-23,0%).
La Sardegna (+0,6%) è invece l'unica regione a far registrare un, seppur lieve, incremento.
Il Trentino-Alto Adige è la regione che segnala l’importo medio più elevato (153.156 Euro), seguita da Lombardia (108.901 Euro) e Lazio (106.650 Euro). All’opposto, le cifre più contenute si registrano in Valle D’Aosta (43.506 Euro), Sicilia (56.195 Euro) e Sardegna (63.554 Euro).
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