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Risparmi: gli italiani restano “liquidi” per affrontare gli imprevisti

30 ago 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

risparmi gli italiani restano liquidi per affrontare gli imprevisti

Si evitano investimenti a lungo termine

Nonostante le difficoltà legate al caro bollette e all’inflazione, gli italiani si confermano più formiche che cicale. Ammonta infatti a oltre 5.256 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1.700 miliardi (+50%) nell’ultimo decennio, la ricchezza finanziaria complessiva accantonata.

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A rivelarlo è un’indagine condotta dalla Fabi, la federazione autonoma dei bancari italiani, secondo cui però tali risparmi sarebbero in gran parte ancora in forma “liquida”: il contante è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, e la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi è stabile al 31% del totale delle masse.

Le azioni e le polizze assicurative rappresentano rispettivamente il 23,8% e il 23,1% dei risparmi degli italiani, i fondi comuni si attestano al 14,7% mentre le obbligazioni sono crollate dal 20% del 2011 al 4% del totale degli investimenti e delle riserve delle famiglie.

Il confronto con il resto d’Europa

Nel corso degli ultimi dieci anni gli italiani hanno preferito evitare di “bloccare” il risparmio accumulato in investimenti a lungo termine. Nel resto d’Europea però non siamo certo i soli. La composizione del salvadanaio finanziario di molti paesi oltre confine rivela molte affinità con tedeschi e degli spagnoli: anch’essi prediligono – ancor più degli italiani – la liquidità, considerandola un salvagente pratico e vitale per le famiglie.

Le azioni e i fondi comuni di investimento, subito dopo i depositi e il contante, costituiscono la parte più rilevante della ricchezza finanziaria dei cittadini per molti stati europei, con percentuali sul totale che variano dal 26% della Germania, passando al 29% della Francia fino ad arrivare al primato del 43,8% della Spagna. L’Italia, con la sua percentuale del 39% investita in titoli azionari, è seconda sola alla Spagna in quanto a preferenze per strumenti finanziari diversi dalle obbligazioni, ma vanta il primato della quota di portafoglio destinata ai titoli di stato, che rappresenta il 4,3% del totale, rispetto a una media europea dell’1,6%; ben più bassa per paesi come Francia (0,6%) e Spagna (0,4%).

In proporzione agli investimenti totali, la Francia e la Germania sono i paesi che nel 2021 hanno impegnato più risorse in assicurazioni (rispettivamente 34,3% e 32,9%), superando anche la media europea del 32,7%. In Italia, Germania e Spagna la quota di risparmio investita in depositi e contanti ha superato il 30%, ma con preferenze diverse: Italia 31,9%, Germania 39,2% e Spagna 36,4%. Al di sotto della media Ue si trova la sola Francia, con una percentuale contenuta del 29,2%.

Italiani i più prudenti nel ricorrere al debito

La nostra nazione si contraddistingue dai paesi oltreconfine per una maggiore cautela nel sottoscrivere prestiti. Se si guardiamo ai dati del 2021, la media di reddito disponibile che gli italiani impegnano per i prestiti è ben tre volte più bassa della media europea e, se a questo si aggiunge il dato sulla ricchezza finanziaria netta posseduta dalle famiglie, l’Italia vanta non solo il primato della prudenza, ma anche della sostenibilità finanziaria. Per i prestiti, più di noi spendono paesi come Germania, Francia, Spagna.

A fine 2021, anche il tasso di indebitamento finanziario delle famiglie italiane rispetto ai mutui è il più basso d’Europa, con un distacco rilevante di 3 punti base con Francia, Germania e Spagna. Nonostante l’aumento della povertà e le difficoltà crescenti delle famiglie a far fronte a spese impreviste, la percentuale destinata ai prestiti per la casa è pari solo allo 0,4%, un dato inferiore a quello di Francia, Germania e Spagna che in media assorbono lo 0,7% per gli impegni finanziari. Per tutti i paesi occidentali i mutui per l’abitazione rappresentano il 70% delle risorse finanziarie impegnate in prestiti, mentre per l’Italia quasi la metà e pari al solo 40% dei prestiti totali.

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