Quanto perdono gli italiani tenendo il denaro fermo sui conti correnti?

Quanto perdono gli italiani tenendo il denaro fermo sui conti?

Oggi ancora di più con l'inflazione tornata a salire

Pubblicato il 7 gennaio 2022

Italiani, popolo di risparmiatori. Per decenni, questa predisposizione è stato un vanto nazionale. Evidenzia sicuramente una gestione cauta dei propri risparmi, ma – oggi - espone anche a dei rischi.

Quando si parla di risorse finanziarie, infatti, restare immobili non è quasi mai una buona scelta. In altre parole: il vecchio consiglio di tenere i soldi sotto il materasso (o fermi sul conto corrente) non funziona, ancor meno adesso che l'inflazione è tornata a galoppare.

Quanto “costa” il denaro fermo

L'aumento dei prezzi erode il valore del nostro denaro: 10 mila euro fermi sul conto corrente saranno sempre 10 mila euro, ma con il passare dei mesi e degli anni avranno un potere d'acquisto minore. Cioè potranno essere usati per comprare meno cose.

In sostanza, quindi, l'immobilità ha un costo. Quanto è grande? Secondo una simulazione di Gimme5, la differenza di valore tra il capitale investito e quello lasciato in balia dell’inflazione è di 1.387 miliardi di euro in dieci anni. Di fatto, è denaro perso.

La simulazione

La tendenza al risparmio degli italiani è stata confermata, una volta di più, durante la pandemia. L'incertezza ha incentivato l'accumulo di liquidità, che ha raggiunto i 1.825,6 miliardi di euro. È quasi come se fosse fermo sui conti correnti il valore del Pil nazionale.

Lasciando i risparmi immobili, l’inflazione comporterebbe una perdita del 18%, portando il valore reale della liquidità degli italiani a 1.491,6 miliardi. Investendo il denaro, invece, il capitale raggiungerebbe un importo dal valore reale di 2.878,8. Quasi il doppio rispetto al gruzzolo eroso dall'aumento decennale dei prezzi.

Da risparmiatori a investitori

La simulazione prende in esame un periodo di dieci anni che va da novembre 2021 a novembre 2031 e ipotizza un investimento attraverso un fondo comune aggressivo (20% in obbligazioni e 80% in azioni). La perdita quindi deve essere contestualizzata. E poi, come ogni investimento, c'è sempre una margine di rischio.

La simulazione però rende bene l'idea di quanto sia urgente cambiare l'approccio alla gestione del denaro. Oltre al risparmio e al ricorso oculato ai prestiti, sarebbe utile fare un passo ulteriore: investire.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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