Le banche incassano ma non finanziano le famiglie
31 gen 2013 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Sempre scarsa la propensione al credito
Nonostante i buoni propositi la situazione è sempre più critica e le banche sono sempre meno propense ad accordare crediti. Chi ci rimette di più sono i privati cittadini che vedono frenare sempre di più i prestiti loro concessi. Secondo il bollettino trimestrale di Banca d'Italia nonostante il fatto che le banche stiano migliorando la loro condizione economica proseguono sulla strada della sostanziale debolezza del credito concesso.
L'anno scorso a dicembre, secondo il bollettino Abi, le banche italiane hanno registrato una flessione dell'1,3% negli impieghi: da 1.923 miliardi di euro investiti in finanziamenti si è passati a 1.755 miliardi raccolti dalla clientela. Il vero punto dolens sono però le sofferenze che, alla fine di novembre 2012, ammontavano a 121,8 miliardi di euro lordi, due miliardi in più in soli due mesi, 17,5 miliardi in più in dodici mesi per una crescita annua del 16,8%.
Se vengono confrontate con gli impieghi, le sofferenze a fine novembre 2012 erano addirittura il 6,1% pari a 62,2 miliardi di euro, 11,6 miliardi in più nell'arco dell'intero anno 2012. Il rapporto tra le sofferenze nette e gli impieghi totali si è registrato al 3,2%. Insomma le banche italiane, fatte le debite eccezioni, incassano soldi ma poi non li distribuiscono tra i loro clienti.
“Attenuandosi le tensioni sul debito sovrano, l'accesso ai mercati per le banche italiane si sta stabilizzando, tanto che alcuni intermediari stanno effettuando emissioni positive”, spiega Bankitalia, Eppure, anche se la stretta creditizia è talmente forte da non dare tregua alle famiglie (e alle imprese) italiane gli istituti di credito latitano, tanto che il Codacons ha presentato nei giorni scorsi un esposto alla Procura di Milano per accertare le cause di questa chiusura dei rubinetti nei confronti di coloro che richiedono prestiti bancari.
Negli ultimi mesi, secondo Bankitalia, la difficoltà di accesso al credito è rimasta elevata attestandosi “su livelli inferiori rispetto a quelli registrati nel momento del picco delle tensioni ma su livelli superiori rispetto a quelli registrati prima della crisi”. Al termine del terzo trimestre dell'anno scorso le sofferenze su prestiti alle famiglie, secondo la Banca d'Italia, si sono attestate intorno all'1,4%.
Il problema del freno al credito, ricordiamolo, non va fatto risalire solo a quello della domanda, ma anche al rischio del deterioramento nella qualità dei prestiti. Nel campo dei prestiti alle imprese, per esempio, (che hanno raggiunto nel terzo trimestre 2012 il picco negativo del 3,3%) crescono quelli legati alla crisi aziendale ma non allo sviluppo delle società. “La quota dei prestiti a imprese in difficoltà - scrive Bankitalia - a ottobre 2012 era al 7,9% sul complessivo dei finanziamenti al settore (dal 7,3% del mese di luglio)”.
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