Furti di identità, ora ci pensa il Garante della privacy
6 nov 2014 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Le associazioni si muovono per combattere le truffe nel settore dei prestiti
Dopo il ripetersi di alcuni fatti di cronaca, anche il Garante della privacy ha deciso di intervenire contro i furti d’identità e le cybertruffe, creando un sistema di banche dati integrato per incrociare tutte le informazioni personali inviate dagli utenti. Lo scopo è quello di prevenire le frodi su internet e soprattutto i furti di identità nel settore del credito al consumo, uno dei più colpiti dal fenomeno.
La fantasia delle bandi criminali infatti, su questo fronte, sembra aver dato negli ultimi anni il meglio di sé: oltre alla truffa dei finanziamenti facili via Facebook, esistono anche dei sistemi che permettono di sottrarre i dati dei cosiddetti “buoni pagatori”. In questo modo i dati vengono utilizzati in modo truffaldino per chiedere nuovi finanziamenti ai danni degli ignari risparmiatori e a beneficio di qualche prestanome.
Finalmente il Garante della privacy ha deciso di porre un freno a tali episodi attraverso la creazione di un sistema antifrode basato su un archivio centrale informatizzato. Tale “cervellone” sarà gestito dalla Consap su incarico del Ministero dell'economia e delle finanze e consentirà, tra l'altro, di consultare le banche dati di numerosi enti pubblici (Agenzia delle Entrate, Ministero dell'interno, Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, Inps, Inail) per ostacolare i fenomeni di sostituzione di persona anche attraverso la falsificazione di documenti.
Tecnicamente il Garante ha espresso un parere favorevole su due “schemi di convenzione”, ovvero due modelli, che consentiranno il funzionamento del sistema di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo.
La prima convenzione definisce le regole a cui dovranno sottostare, per poter accedere al sistema, le società che ricevono una domanda di finanziamento ovvero le banche, tutti gli intermediari finanziari incluse le società di credito al consumo, i fornitori di servizi di comunicazione elettronica o di altri servizi, e le compagnie assicurative. Tali soggetti potranno così verificare più velocemente l'autenticità dei dati contenuti nella documentazione presentata dalla persona che richiede il prestito e controllare eventuali informazioni relative ai rischi di frode in corso o frodi già perpetrate.
La seconda convenzione regola invece l’attività dei cosiddetti “aderenti indiretti” - come vengono definiti i gestori di sistemi di informazioni creditizie (i cosiddetti SIC) e le imprese che offrono servizi simili. Tali soggetti infatti possono essere incaricati dalle banche per accertare la regolarità della documentazione presentata da chi chiede un prestito.
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