Fiducia, aspettative, e-commerce: l'impatto della pandemia sui consumi

Fiducia, aspettative, e-commerce: l'impatto della pandemia

Intervistatati i cittadini di tre Paesi europei

Pubblicato il 31 dicembre 2020

Inglesi, francesi e italiani iniziano a respirare aria di ottimismo grazie al vaccino anti-Covid, anche se nel nostro Paese le aspettative restano ancora grigie rispetto a quelle dei nostri vicini di casa europei.

Lo afferma l'ultimo European Opinion Tracker, il sondaggio del Gruppo BVA, che ha intervistato i cittadini dei tre Paesi in merito alla fiducia nel governo, alle restrizioni, allo shopping natalizio e alle previsioni per il futuro.

Francesi più ottimisti

I francesi sicuri che il peggio sia ormai alle spalle sono il 19%, conto l’8% di appena due settimane fa. Gli inglesi ottimisti sono il 15%, mentre gli italiani si fermano al 12%.

Gli italiani sono, però, anche quelli che hanno più fiducia nella gestione dell’emergenza sanitaria del proprio governo: i critici con le istituzioni sono il 52%, contro il 56% degli inglesi e il 57% dei francesi.

La crescita dell'e-commerce

Il 2020 rimarrà nella storia anche per il boom dell’e-commerce, spinto dalla necessità di acquistare senza potersi muovere da casa o dalla volontà di ridurre i luoghi potenzialmente affollati come i punti vendita fisici.

Una tendenza che si nota in ogni fascia d'età, ma che risulta più accentuata tra i più giovani: ben il 67% dei ragazzi tra i 16 e i 24 dichiarato di avere comprato online di più rispetto al passato.

Se guardiamo all'intera popolazione, la quota dei cittadini che hanno acquistato online più del solito è del 49%. Meno degli inglesi (con il 52%), ma più dei francesi (che si sono fermati al 36%).

Meno regali per Natale

Per quanto riguarda le spese del periodo natalizio, gli italiani hanno confermato di avere risparmiato sui consumi alimentari (-11%), ma soprattutto su decorazioni natalizie (-49%), regali per i bambini (-33%) e per gli adulti (-45%).

Una contrazione che non riguarda soltanto le famiglie meno abbienti, ma anche chi ha redditi più alti. Una flessione così importante che non può far altro che pesare sulla domanda di prestiti, in particolar modo sul credito al consumo.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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