Crescita dei consumi? “Un'illusione ottica”
21 giu 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

Continuano a calare gli acquisti in volume
I consumi aumentano. Anzi, no. Per Confesercenti, si tratta di una “illusione ottica”. Partiamo dai dati: secondo gli ultimi rilievi dell'Istat, ad aprile l'andamento è positivo: +3,2% rispetto allo stesso mese del 2022. I volumi, però, continuano a essere pesanti: sono diminuiti del 4,8%.
La spiegazione è semplice: gli italiani spendono (in euro) di più perché i beni costano di più. Colpa dell'inflazione. Ma acquistano sempre meno. E se si guarda ai piccoli negozi, il quadro peggiora ulteriormente: ad aprile il calo è stato dell'1,1% se si guarda ai valori e addirittura del 9,1% se si considerano i volumi.
“Uno scenario preoccupante”
Per Confesercenti si tratta di “uno scenario preoccupante per famiglie e per le imprese”. Nei primi 4 mesi di quest’anno si registra, infatti, una riduzione in volume degli acquisti pari al 3,5%, con punte che sfiorano il -5% per gli alimentari.
Nonostante il prezzo dell'energia abbia smesso di salire, resta ancora molto caro. “Brucia il potere d’acquisto delle famiglie, erode i risparmi ed incide pesantemente sui consumi”, spiega l'associazione.
Nessuna schiarita in vista
Se, quindi, a una prima occhiata sembra essere in corso una ripresa dei consumi, la realtà sembra ben diversa. Le famiglie continuano a stringere la cinghia, avendo meno budget disponibile per spese immediate e spesso ricorrono a prestiti. Si tratta, peraltro, di un pessimo segnale a livello “macro”. Da sempre, infatti, i consumi più solidi sono un segnale di fiducia che anticipa la crescita economica. Stando alla lettura di Confesercenti, siamo ancora molto lontani dalle schiarite.
Le richieste di Confesercenti
In un comunicato, l'associazione chiede al Governo di intervenire con "sostegni alle imprese" e “misure volte a favorire il recupero del potere d’acquisto delle famiglie e la capacità di consumo”.
L'inflazione sembra aver raggiunto il proprio picco, ma dovrebbe restare oltre il 2% (la soglia individuata dalle istituzioni internazionali come l'ottimo a cui tendere) fino al 2025. Se così fosse, sottolinea Confesercenti, si rischia di “bruciare altri 10 miliardi di potere d’acquisto in tre anni”.
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