Come funziona il prestito su pegno

Come funziona il prestito su pegno

L'alternativa per chi non riesce a ottenere liquidità nelle forme tradizionali

Pubblicato il 12 dicembre 2013

I consumatori italiani, costretti tra le spire della crisi economica, si rivolgono sempre più spesso a forme di credito alternative pur di ottenere liquidità immediata per scopi personali.

Tra queste, le ultime arrivate sono i finanziamenti a breve termine che si ottengono su pegno, cioè con la consegna, a garanzia del finanziamento, di beni materiali all’Istituto di credito erogante. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca d’Italia, l’importo medio dei prestiti su pegno è di 700 euro per ogni oggetto impegnato, con 30.000 richieste inoltrate ogni mese dai consumatori.

Si tratta di una linea di credito particolare, adatta a coloro che hanno difficoltà ad accedere a tradizionali forme di credito: i prestiti su pegno, infatti, non prevedono che venga presentato alcun tipo di documentazione, né alcuna indagine amministrativa o patrimoniale. Un prestito di questo tipo, al contrario, permette di ottenere un finanziamento immediato prestando in garanzia oggetti preziosi come gioielli, oro, pietre preziose oppure orologi. Ogni oggetto viene stimato dai periti della banca secondo il proprio valore commerciale: in base a questo, l'istituto di credito stabilisce e corrisponde l’importo del finanziamento unendovi i tassi d’interesse. Questi prestiti hanno una durata di tre mesi minimo e un anno massimo.
Un’altra interessante prerogativa di questi prestiti è che per tutta la durata del contratto i costi restano fissi.

I prestiti vengono accettati dall'istituto di credito dopo che il cliente ha presentato certificazione del valore di ogni bene che vuole impegnare e dopo che sia stata effettuata la stima del bene stesso oggetto di pegno. Una volta effettuata la stima e stabilito l'importo, l’istituto bancario rilascia una polizza al portatore che permette al proprietario di riscattare il bene impegnato. Ottenuto l'importo stabilito sulla base della stima dei beni impegnati, tali beni verranno restituiti dopo il rimborso delle somme ottenute.

I dati mostrano che soltanto il 5% dei beni impegnati non viene riscattato e finisce all’asta: la maggior parte dei pegni infatti viene riscattata alla scadenza oppure viene richiesto il rinnovo del prestito ottenuto.
La normativa in atto regolamenta questo tipo di prestiti che possono venire erogati solo da 50 banche aderenti all’Associazione italiana degli istituti di credito su pegno.

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio, nato a Genova, è un giornalista professionista la cui attività è principalmente focalizzata su temi di economia e borsa.

Ha lavorato a La Repubblica, nei primi anni ’90, dedicandosi alla cronaca e collaborando, nello stesso periodo, con diverse televisioni private liguri. Trasferitosi a Milano, ha lavorato come capo redattore di Italia-iNvest.com, il primo sito specializzato in economia in Italia. Franco Canevesio ha anche lavorato al sito di Giuseppe Turani “Lettera finanziaria”. Per ciò che concerne la carta stampata ha collaborato con La Repubblica – Affari & Finanza ed è stato redattore capo di Finanza e Mercati. Attualmente, lavora presso MF-Milano Finanza.

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