Attenzione ai prestiti tra familiari: il redditometro vi spia

Prestiti tra familiari

Attenzione ai prestiti tra familiari: il redditometro vi spia

Pubblicato il 20 novembre 2013

A quanti è capitato, in questi momenti di crisi soprattutto, di dover chiedere un aiuto economico a un parente? In genere si tratta di aiuti che non vengono mai formalizzati: l’impegno a pagare, cioè a onorare il debito, è puramente morale. Il problema è che i nuovi accertamenti fiscali, in particolar modo il redditometro, non permettono più l'esistenza di esborsi o di entrate di denaro che non siano accompagnati da formali giustificazioni.

I prestiti tra familiari, dunque, che in certi casi sembrano una panacea ai problemi economici del momento, diventano un pericolo, soprattutto se il ricevente la somma di denaro è un professionista, un artigiano o un imprenditore: i nuovi strumenti del fisco, soprattutto il redditometro, possono considerare il prestito fornito a un parente come reddito imponibile che non è dichiarato volutamente. Il rischio è essere dunque accusato di evasione fiscale incorrendo nelle sanzioni del caso, rischio che può diventare realtà. Da tenere presente che nel processo tributario italiano non vengono ammesse testimonianze di nessun genere, meno ancora quelle dei familiari.

Per tutelarsi dalle fastidiose problematiche che possono derivare da un prestito che dovrebbe essere considerato solo puro atto di generosità, bisogna prima di tutto poter documentare sempre la provenienza del denaro che viene messo a disposizione del parente: un'operazione questa che fa chiarezza sul tipo di cessione ottenuta. Essendo in possesso della giusta documentazione, si è davanti a un “prestito infruttifero”, impossibile da confondere con una donazione o, ancora peggio, con una situazione in cui il concedente ha concesso il prestito con l’intento di guadagnare degli interessi attivi, i quali andrebbero comunque dichiarati come imponibile Irpef. La somma versata sul conto della persona bisognosa, inoltre, (sooprattutto se questa è titolare di un'attività autonoma) viene considerata “ricavo” se questa persona non riesce a dimostrare il contrario. Quindi anche chi riceve i soldi, ha assoluto bisogno di documentare che quanto ha ricevuto e poi speso sia stato finanziato con prestito, infruttifero, da familiari.

Per questo, per i prestiti tra familiari, è consigliato, dunque, documentare ogni passaggio con atti scritti e sottoscritti, in modo da potere esibire data certa. Questa può essere certificata tramite registrazione dell'atto all'Agenzia delle Entrate se l'importanza delle somme trasmesse lo consiglia, oppure mediante lo scambio degli atti per raccomandata con ricevuta di ritorno e senza busta. Così, concedendo un prestito a un familiare, si evita il rischio di avere dei problemi col fisco che, da qui a poco, sarà sempre più invasivo per le nostre vite tramite accertamenti e controlli.

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio, nato a Genova, è un giornalista professionista la cui attività è principalmente focalizzata su temi di economia e borsa.

Ha lavorato a La Repubblica, nei primi anni ’90, dedicandosi alla cronaca e collaborando, nello stesso periodo, con diverse televisioni private liguri. Trasferitosi a Milano, ha lavorato come capo redattore di Italia-iNvest.com, il primo sito specializzato in economia in Italia. Franco Canevesio ha anche lavorato al sito di Giuseppe Turani “Lettera finanziaria”. Per ciò che concerne la carta stampata ha collaborato con La Repubblica – Affari & Finanza ed è stato redattore capo di Finanza e Mercati. Attualmente, lavora presso MF-Milano Finanza.

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