Prestito, come si calcola la rata
Abbiamo chiesto un prestito, ora dobbiamo provvedere al rimborso. E la restituzione, si sa, avviene a rate. Le quali, a seconda del contratto che abbiamo sottoscritto, possono essere mensili, bimestrali oppure trimestrali. Il più delle volte, il versamento della rata avviene una volta al mese. Ma la vera domanda è: cosa c’è dentro ogni rata? Saperlo è bene anche perché aiuta a scansare le fregature. L’equazione è abbastanza semplice: ogni rata contiene una parte del capitale ricevuto in prestito più gli interessi. Già, ma questi come si calcolano? Partiamo da un assunto: gli interessi si possono determinare in base a un tasso variabile, così chiamato perché cambia con l’Euribor, il tasso di interesse medio delle transazioni in euro fra le maggiori banche europee, oppure in base a un tasso fisso.
In entrambi i casi, al tasso di base si aggiunge lo spread, una sorta di “sovrapprezzo” che la banca applica al tasso di riferimento nel momento in cui presta il denaro ricevuto dalle altre banche alle imprese e alle famiglie. Il tasso fisso, diversamente dal variabile, comporta per chi ha richiesto il prestito e deve rimborsarlo, un versamento stabile nel tempo ma anche mediamente più alto, a compensare la sicurezza data da questa stabilità. Poi ci sono le vie di mezzo, come il variabile con cap, che comporta la possibilità di passare dal variabile al fisso e viceversa per un limitato numero di volte nell’arco della vita del finanziamento. Questa possibilità si paga con un tasso di interesse iniziale più alto in confronto a quello di un classico prestito a tasso variabile.
Nel valutare la rata del prestito non si può prescindere dal Tasso annuo nominale (Tan) e dal Tasso annuo effettivo globale (Taeg). Il primo è il tasso base sommato al differenziale applicato dalla banca, mentre il secondo tiene conto di questo più tutte le spese accessorie, come quelle di istruttoria e di incasso e gestione della rata, oltre all’eventuale assicurazione sul prestito. Il Taeg è considerato l’indicatore più interessante: in genere, maggiore è la differenza tra Tan e Taeg, minore è la convenienza perché vuol dire che più costoso è il prestito. Ricapitolando: la rata dipende dall’entità della somma che abbiamo ricevuto in prestito, dal tasso annuale, dal numero delle rate stesse – più sono, più bassa è la cifra di ognuna – e dalla durata del finanziamento.
Alla voce “interessi” è poi utile fare una distinzione tra capitalizzazione semplice e composta. La prima non prevede il calcolo degli interessi su quelli già maturati, ovvero il cosiddetto “anatocismo”, la seconda sì. Calcolare gli interessi sulla base di altri interessi fa salire il debito, quindi è bene fare luce su questo punto prima di sottoscrivere il finanziamento. Infine, c’è il piano di ammortamento alla francese, secondo cui non vanno corrisposti gli interessi sulla parte di capitale restituita: quindi, se abbiamo avuto un finanziamento di 5mila euro e ne abbiamo restituiti 2mila con tanto di interessi, nel tempo che rimane dobbiamo dare indietro 3mila euro più gli interessi, che però si basano solo sulla cifra rimanente.
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Il profilo dell'autore
Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci
Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.
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