Prestiti sempre più digitali

La diffusione delle tecnologie digitali è tale che potremmo quasi sovrascrivere il “ci vediamo da Mario, prima o poi” di vaschiana memoria con un “ci vediamo online, prima o poi”. Al tema – che tocca, fra gli altri, i servizi di deposito, pagamento, investimento, consulenza, finanziamento e assicurazione – è dedicato un intero capitolo della Relazione annuale della Banca d’Italia, presentata a Roma martedì 31 maggio.

Questa diffusione, si legge nella Relazione, “determina un mutamento profondo nella domanda e nell’offerta di prodotti e servizi finanziari. E in effetti “le applicazioni e le piattaforme digitali per l’interazione con la clientela sono in forte crescita in tutti i comparti del settore finanziario”. D’altro canto, le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, il cloud e la robotica, “rendono più efficienti le attività svolte dagli intermediari”.

Gli ambiti di applicazione, sottolinea la Banca d’Italia nella sua Relazione annuale, “sono vasti”. Fra questi, c’è tutto il settore del credito. Incluso il credito al consumo.

Il credito al consumo si fa sempre più digitale

Nel mercato del credito, spiega la Banca d’Italia, “la digitalizzazione coinvolge tutte le fasi del processo di erogazione di prestiti”. La crescente disponibilità di dati su famiglie e aziende, insieme all’adozione di tecniche avanzate di analisi basate sull’intelligenza artificiale, consentono di ridurre le asimmetrie informative fra creditori e debitori e possono migliorare la valutazione del rischio di credito.

La diffusione di internet ha in sostanza due effetti:

  • fa sì che gli intermediari possano offrire finanziamenti tradizionali tramite canali digitali e nuovi servizi basati sulla valutazione automatizzata del merito creditizio, com’è per esempio il caso del cosiddetto “instant lending”;
  • favorisce lo sviluppo di piattaforme online per la concessione di prestiti.

Ma il ricorso a tecniche di analisi avanzate, avverte Bankitalia, “può presentare controindicazioni”. Quali? Eccone un paio.

“La ridotta trasparenza delle procedure di valutazione della clientela”, si legge nella Relazione, “può generare discriminazioni illegittime (per esempio, di genere o di età), con conseguenti rischi legali e reputazionali per gli intermediari”. L’affidabilità degli algoritmi, poi, “dipende da numerose ipotesi che richiedono di essere continuamente verificate e che possono determinare decisioni sbagliate”.

In generale, raccomanda quindi l’autorità di Via Nazionale, bisogna che gli intermediari “esercitino un costante controllo dei risultati prodotti da queste tecniche”.

Credito e finanziamenti: quanto pesa l’intelligenza artificiale?

Nel 2021 la Banca d’Italia ha condotto una ricognizione presso gli intermediari bancari sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’erogazione del credito. Dall’analisi, ci dice la Relazione annuale di Bankitalia, “è emerso che la diffusione di questi modelli – seppure ancora contenuta – è in crescita”. In diversi casi, “essi vengono sviluppati e gestiti con un elevato grado di esternalizzazione (outsourcing)”.

In base all’esperienza degli intermediari, si tratta di tecniche che mediamente hanno una miglior capacità predittiva del rischio di credito rispetto a quella fornita da strumenti statistici tradizionali. Ed è questo che sta spingendo la loro sperimentazione e adozione, “insieme alla prospettiva di avvalersene nei processi di instant lending”.

Ad oggi le analisi basate sull’uso della IA sono impiegate a supporto delle valutazioni del rischio. Ma la Banca d’Italia richiama l’attenzione proprio sui “possibili effetti discriminatori sulla clientela connessi con il loro utilizzo” e sull’esigenza di rafforzare i presidi di governo societario – quindi, in sostanza, il monitoraggio e la vigilanza – in riferimento specialmente all’esternalizzazione.

Erogazione dei prestiti attraverso internet

In Italia l’erogazione di prestiti attraverso internet è in crescita, anche per via dell’impulso dato dalla crisi pandemica. Questo servizio si è concentrato nell’offerta di credito con breve durata (sotto i tre anni) e di importo contenuto, come nel caso del credito al consumo per le famiglie e della cessione di fatture per le imprese.

Nel 2021 la quota delle banche che offrivano prestiti a famiglie e imprese mediante canali digitali era, rispettivamente, del 44% e del 25%. Numeri destinati a salire? Lo vedremo.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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