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Prestiti meno cari, italiani più prudenti

24 ott 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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È tempo di bollettino in casa Bankitalia: si tratta di una pubblicazione periodica che offre una sintesi sul contesto globale e le sue implicazioni, sulle politiche monetarie e i loro effetti e, ovviamente, sull’economia e le finanze del nostro Paese. A proposito di Italia, l’ultimo bollettino di Via Nazionale prende nota del calo dei rendimenti dei titoli di Stato; tale flessione, in questo spazio in cui si parla di credito al consumo, è per noi di grandissimo interesse dal momento che “ha determinato una significativa diminuzione del costo della raccolta bancaria all’ingrosso, che è sceso sui valori dell’inizio del 2018, e dei rendimenti delle obbligazioni delle imprese”. Ma soprattutto – ed è questo il punto per noi più sensibile – “si è lievemente ridotto il costo dei prestiti alle imprese e alle famiglie”. In riferimento alle famiglie, il risultato è stato che, in virtù del carico per gli interessi mediamente più leggero, “l’incidenza sul reddito disponibile degli oneri sostenuti per il servizio del debito – spesa per interessi e restituzione del capitale – è scesa al 9,7% dal 9,9%”.

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Nel secondo trimestre del 2019 il debito delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile è leggermente aumentato, posizionandosi al 61,8%, comunque ben sotto quello medio dell’area euro, che è al 94,7%. In rapporto al PIL, poi, il debito è salito al 41,3%, a fronte del 58% nell’eurozona. Tutto ciò all’interno di un quadro che, almeno fino all’estate del 2019, ha continuato a far registrare consumi ancora moderati da parte delle stesse famiglie. “In primavera”, si legge sul bollettino della Banca d’Italia, “i consumi sono appena cresciuti, a fronte di un incremento più marcato del reddito disponibile”. E d’altro canto, “la propensione al risparmio è ancora aumentata, probabilmente a causa della maggiore incertezza sulle prospettive economiche rilevata attraverso i sondaggi”. Abbiamo quindi, che nel secondo trimestre dell’anno “i consumi delle famiglie sono aumentati dello 0,1%”, con un rialzo della spesa per servizi e beni non durevoli che è stato in parte compensato dal calo degli acquisti di beni durevoli e semidurevoli.

Ma si diceva del reddito disponibile: al netto dell’inflazione ha continuato a salire, registrando un +0,9% sul trimestre precedente, supportato non solo dai redditi da lavoro, ma anche dalle prestazioni sociali, che da aprile comprendono il reddito di cittadinanza. Siccome però, nel frattempo, è cresciuta anche l’incertezza sulle prospettive economiche, insieme al reddito è salita anche, come già accennato, la propensione al risparmio. Per quanto riguarda l’estate, spiega la Banca d’Italia, “secondo nostre stime, basate sulle informazioni congiunturali più recenti, i consumi sarebbero cresciuti debolmente, soprattutto per effetto di una maggiore spesa per beni durevoli, coerente con il nuovo incremento delle immatricolazioni di autoveicoli”. La sostanziale stabilizzazione del numero di occupati nel bimestre luglio-agosto può, invece, aver avuto una ripercussione sul rallentamento degli acquisti di beni non durevoli. E si è arrivati così a settembre, quando “l’indice di fiducia delle famiglie è rimasto pressoché invariato”, alla luce del fatto che accanto al peggioramento dei giudizi sulla situazione economica corrente si sono avute più favorevoli attese sull’occupazione.

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