Le prospettive del PIL italiano tra il 2020 e il 2021

Le prospettive del PIL italiano tra il 2020 e il 2021

Atteso per quest'anno un crollo dell'8,3%

Pubblicato il 15 giugno 2020

L’epidemia da Covid-19 e le relative misure di sicurezza adottate dalle istituzioni hanno “determinato un impatto profondo” a livello nazionale. Lo afferma l'Istat in uno studio che analizza le prospettive per l’economia italiana nel biennio 2020-2021. Sarà un periodo complicato per produzione, investimenti e consumi (con un possibile impatto sui prestiti personali), ma anche per gli scambi internazionali (destinati a ridursi).

Se già alla fine del 2019 l’economia italiana si trovava in una fase stagnante, per il 2020 si attende un crollo del PIL dell'8,3%. Continuerà quindi la caduta già intravista nel primo trimestre, quando il prodotto interno lordo si è contratto del 5,3% rispetto al periodo precedente. Per fare un confronto: negli Stati Uniti, sempre a causa delle misure di contrasto al nuovo coronavirus, la stima del PIL del primo trimestre ha registrato una riduzione dell'1,2%. È vero che il lockdown è scattato in anticipo, ma è anche vero che marzo è stato toccato solo in parte dal fermo delle attività economiche, bloccate con maggior rigore per tutto il mese di aprile.

La buona notizia per l’Italia è che, se non ci sarà un significativo aumento dei contagi nella seconda parte dell’anno, per il 2021 è atteso un parziale recupero, con una crescita del 4,6%. Tornando a guardare il 2020, una riduzione drastica è prevista per i consumi delle famiglie (-8,7%) e per la domanda interna al netto della variazione delle scorte (-7,2%). Anche per gli investimenti si attende un crollo, del -12,5%, mentre la spesa delle Pubbliche Amministrazioni crescerà dell’1,6%. Contribuiranno alla contrazione del PIL anche la domanda estera netta e la variazione delle scorte, rispettivamente in calo dello 0,3% e dello 0,8%.

Per quanto riguarda l’occupazione, l’Istat stima che le unità di lavoro si ridurranno del 9,3% nel 2020, se il trend si evolverà in linea con il PIL, come da previsioni. Anche in questo caso, però, in assenza di una nuova fase emergenziale, per il 2021 è attesa una ripresa, con un incremento del 4,1%. Il tasso di disoccupazione, infine, dovrebbe passare dal 10% registrato nel 2019 al 9,6% nel 2020, ma solo perché aumenteranno gli inattivi (il cui incremento è un chiaro segno di sfiducia, oltre che di scarse opportunità). Ecco perché l'aumento del tasso di disoccupazione atteso nel 2021 (al 10,2%) non è una cattiva notizia: vuol dire che gli italiani senza lavoro torneranno, almeno in parte, a cercarlo.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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