La sfida dei negozi tra chiusure e colossi dell’e-commerce

La sfida dei negozi tra chiusure e colossi dell’e-commerce

Sbarca in Italia l’iniziativa francese #NataleSenzaAmazon

Pubblicato il 4 dicembre 2020

L'eco dell’iniziativa francese #NataleSenzaAmazon è arrivato anche in Italia. Nel nostro Paese, afferma l'Istat, nel secondo trimestre 2020 gli occupati nel commercio sono diminuiti del 5,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Adesso il settore si prepara a un periodo di shopping natalizio che, tra incognite e preoccupazioni, si prospetta instabile. Da una parte le riaperture in alcune regioni ex rosse, dall'altra la persistente crescita dell'e-commerce. In mezzo, i dubbi sulla propensione alla spesa di consumatori provati dalla crisi.

I numeri della crisi in Italia

Secondo Confesercenti, la seconda ondata di Covid-19 ha già portato alla chiusura di oltre 190 mila negozi solo nelle regioni rosse. E se il trend continuerà fino al 25 dicembre, il web potrebbe sottrarre ai negozi oltre 4 miliardi di euro di vendite. Per quanto riguarda i volumi di compravendite dei negozi, l’Istat ha rilevato un crollo del 13,2% nei primi nove mesi del 2020, comprimendo anche i prestiti personali. Il commercio elettronico, nello stesso periodo, ha incrementato gli affari del 29,2%.

Una crisi squilibrata?

Secondo i critici dei giganti dell’e-commerce, la pandemia ha aggravato gli squilibri tra i negozi fisici e quelli online, che sono pronti a travolgere lo shopping di prossimità. Mentre tanti negozi di quartiere chiudono i battenti, i giganti del commercio elettronico (rimasti sempre aperti) prosperano e incrementano attività e servizi. Uno scenario che, secondo le associazioni di categoria, viene aggravato dalla questione fiscale: i big del web tendono a versare una quota minima di tasse nei Paesi in cui operano, grazie a strutture aziendali che minimizzano l’imposizione.

Un punto di vista diverso viene invece offerto dall’Unione Nazionale Consumatori, che ha sottolineato come il problema non sia affatto l’e-commerce in sé. La crisi del commercio di prossimità è già in atto da diversi anni ed è una conseguenza inevitabile delle nuove tecnologie. In questo nuovo panorama, i piccoli negozi devono tenersi al passo e offrire servizi di vendita online.

La replica di Amazon Italia

Anche la divisione italiana della piattaforma di Jeff Bezos è entrata nel dibattito per difendere la propria posizione: oltre a vendere i prodotti del suo marchio, Amazon supporta oltre 14 mila Pmi e rivenditori italiani che scelgono di utilizzarne la vetrina per mettere in vendita i propri prodotti.

Solo nel 2019, ha affermato il portavoce della società, 600 Pmi hanno superato 1 milione di dollari di vendite su Amazon, mentre le vendite all'estero delle 14 mila Pmi hanno superato i 500 milioni di euro.

La strada verso la virtualizzazione del commercio, insomma, sembra ormai tracciata: la sfida sarà trovare un equilibrio che protegga botteghe e piccoli commercianti.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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