Economia: bocciati i “primi della classe”
8 mar 2018 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
In molti Paesi del nord Europa troppo alto il rapporto debiti - reddito
Siamo talmente abituati a sentir parlare dei nostri record negativi sul fronte economico, tra cui ad esempio il debito pubblico e l’incidenza fiscale, da non prestare ascolto alle notizie che per una volta ci confermano invece un primato positivo: quello del risparmio delle famiglie italiane. Secondo un recente studio dall’agenzia di rating Dbrs nel nostro Paese, il debito privato, che comprende la somma dei prestiti personali, dei prestiti finalizzati e dei mutui contratti, si ferma intorno al 70% del reddito disponibile mentre il patrimonio netto è pari a quasi sei volte il reddito disponibile.
Un dato che ci colloca di diritto tra i paesi industrializzati più “virtuosi” insieme a Giappone, Grecia, Germania, Francia, Belgio e Austria.
A sorpresa invece, alcuni Paesi, solitamente citati tra i primi della classe in termini economici e presi ad esempio per il rigore delle loro politiche fiscali, sarebbero più esposti a un’eventuale nuova bolla del debito a causa dell’eccessivo indebitamento delle famiglie.
Si tratta di Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. In estrema sintesi, in questi Paesi le famiglie avrebbero un rapporto troppo elevato tra la somma dei debiti contratti e il reddito disponibile. Ma non solo. La fine delle politiche monetarie espansive, che hanno permesso il protrarsi di un clima di bassi tassi di interesse, potrebbe avere in questi Paesi un ulteriore effetto negativo: un aumento dei tassi avrebbe infatti ripercussioni immediate sulle famiglie che hanno sottoscritto mutui a tassi variabili.
Per comprendere il divario che separa, in senso positivo, l’Italia dai Paesi più a rischio occorre guardare alle cifre: secondo i dati di Dbrs, le famiglie in Danimarca hanno sulle spalle un debito pari a circa il 270% del loro reddito disponibile mentre i vicini di casa della Finlandia si fermano “solo”, si fa per dire, al 123 per cento. Ma nonostante l’allarme lanciato, Dbrs, che ha passato al setaccio una ventina di Paesi industrializzati, getta poi acqua sul fuoco facendo leva su un dato positivo: il patrimonio netto delle famiglie è cresciuto del 50% circa a partire dal 2006 mentre il loro debito nel complesso è rimasto sostanzialmente stabile. Pertanto, le famiglie in media, a livello mondiale, avrebbero oggi una solidità patrimoniale ben maggiore rispetto al periodo pre-crisi.
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