Fisco, anche i risparmi finiscono sotto la lente
22 ago 2019 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Un nuovo strumento per stanare gli evasori fiscali
Il Fisco affila le armi e dopo Spesometro e il Redditometro è ora la volta del Risparmiometro, un nuovo sistema che dovrebbe in teoria aiutare a stanare gli evasori.
In sostanza si tratta di un algoritmo che verifica se i risparmi accumulati dal cittadino in un anno sono coerenti con i redditi dichiarati. L’operazione è resa possibile dall’entrata in funzione dell’Anagrafe tributaria voluta nel decreto Salva-Italia dal governo Monti nel 2012 e sulla base della quale banche e operatori finanziari sono obbligati a fornire al Fisco i saldi annuali di tutti i conti e altre informazioni su base mensile.
La quantità di dati a disposizione del fisco è consistente: il Risparmiometro, che già dallo scorso anno viene utilizzato in via sperimentale per stanare le imprese “a rischio”, potrà essere adoperato anche sui privati cittadini attingendo ai dati relativi a conti correnti, inclusi i movimenti tra cui assegni bonifici e prestiti personali, conti postali, polizze, investimenti. Lo farà in modo automaticamente: l’algoritmo è in grado di creare degli elenchi di contribuenti da monitorare in caso di rilevazione di anomalie. Ed è proprio su questo automatismo che per ora si stanno concentrando le critiche anche da parte degli esperti perché di fatto l’“onere della prova” potrebbe ricadere esclusivamente sulle spalle del contribuente generando una sorta di presunzione di colpevolezza.
Il Risparmiometro, ad esempio, potrebbe valutare il livello delle uscite dal conto corrente troppo basso rispetto allo stipendio ricevuto ogni mese dal contribuente e quindi potrebbe ipotizzare la percezione di redditi in nero. In questo modo, almeno sulla carta, le tasche del contribuente, anche di quello onesto, dovrebbero essere monitorate in tempo reale: mentre il Risparmiometro lavora analizzando i risparmi, lo Spesometro verifica la coerenza tra reddito e spese sostenute e il Redditometro quella tra il tenore di vita e i redditi dichiarati.
E proprio tale capacità di analisi ha richiesto l’intervento del Garante della privacy che pur dando il via libera a fine aprile all’uso del sistema sui conti dei privati cittadini, ha posto dei limiti tra cui il divieto di far partire accertamenti in automatico: i risultati ottenuti dall’algoritmo del Risparmiometro dovranno sempre essere verificati da una persona mentre al contribuente dovrà essere garantito il diritto di correggere le informazioni sbagliate emerse dall’analisi dei dati.
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