Credito al consumo, il tasso sfiora il 10%

Credito al consumo, il tasso sfiora il 10%

Calano i depositi del settore privato

Pubblicato il 20 marzo 2023

Stanno tornando i tassi d'interesse a due cifre. Dopo anni (anzi, decenni) di prestiti convenienti, il tasso sul credito al consumo ha toccato il 9,8%. Il dato di Banca d'Italia si riferisce al mese di gennaio e segna un netto aumento rispetto al 9,2% di dicembre. Vista la tendenza, il ritorno oltre la soglia del 10% è solo questione di tempo: in realtà, potrebbe già essersi concretizzato, aspettando che venga ufficializzato nella prossima rilevazione di Bankitalia.

Tutti gli aumenti

Gli aumenti, come ormai è chiaro da mesi, sono sistemici. Il tasso sui nuovi mutui è al 3,9%, in crescita rispetto al 3,5% di dicembre. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese sono stati pari al 3,7% (contro il 3,5% di dicembre). Quelli per importi fino a un milione di euro sono stati pari al 4,1%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a questa soglia sono stati del 3,4%.

Prestiti al rallentatore

La lievitazione dei tassi non impatta solo sulla spesa futura ma anche sulle scelte d'acquisto e sui risparmi. Visti i costi, i prestiti stanno rallentando: a gennaio sono aumentati del 3% rispetto allo stesso mese del 2022, in frenata rispetto al +3,3% di dicembre. Piatti, invece, i finanziamenti alle imprese, che sono in rallentamento da tempo. Nel complesso, i prestiti al settore privato sono cresciuti dell'1,6%, mezzo punto percentuale in meno rispetto al mese precedente.

Diminuiscono i depositi: cosa vuol dire

L'aumento dei tassi si lega anche alla gestione dei risparmi. I depositi del settore privato sono diminuiti dell'1,8% anno su anno, accelerando una tendenza che a dicembre aveva segnato un calo dello 0,7%. In sostanza, gli italiani stanno attingendo al conto corrente.

In parte, i risparmi vengono investiti in obbligazioni, la cui raccolta è aumentata dello 0,7%, tornando in positivo dopo il calo dell'1,5% di dicembre. Una parte dei risparmi viene quindi “spostata” sulle obbligazioni, tornate appetibili, nel tentativo di proteggere il proprio patrimonio dall'inflazione. Il calo dei depositi è però particolarmente accentuato. Potrebbe essere il segnale che gli italiani stanno intaccando i propri risparmi per far fronte al caro vita.  

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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