I consumi delle famiglie non ripartono
2 ott 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

I consumi delle famiglie non ripartono. Secondo i dati Istat, nel 2024 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta, in volume, dello 0,5%, contro un pil che aumenta in volume dello 0,7%. I Conti economici nazionali relativi al 2023/2024 confermano, dunque, il pessimo andamento dei consumi finali delle famiglie, che rappresentano il valore della spesa che le famiglie sostengono per l’acquisto di beni e servizi necessari per soddisfare i propri bisogni. Il dato fa il paio con quello dei prestiti personali in continuo aumento.
Andamento diverso per le diverse voci
Nell’ambito dei consumi finali interni, la componente dei servizi è salita dello 0,8% e quella dei beni dello 0,5%. Gli aumenti più significativi, in volume, si registrano nelle spese per trasporti (+3,9%), per informazione e comunicazioni (+4,3%) e per alberghi e ristoranti (+2,0%). In flessione marcata invece ci sono le spese per vestiario e calzature (-3,4%) e quelle per servizi sanitari (-3,8%).
Meno vestiti, scarpe e la spesa per la salute
Le associazioni dei consumatori sottolineano la mancata ripartenza dei consumi in Italia. La spesa per i consumi finali delle famiglie, sottolinea il Codacons, registra una “crescita irrilevante. Ma ciò che desta particolare preoccupazione - spiega l’associazione- è come le famiglie abbiano modificato le proprie abitudini di acquisto: si comprano sempre meno vestiti e meno scarpe, col settore abbigliamento e calzature che ha registrato una flessione dei consumi del -3,4%. Ma in sensibile calo è anche la spesa per la salute (servizi sanitari -3,8%) e quella per lo svago, con la componente ricreazione, sport e cultura che segna una contrazione del -1,4%. Il calo anche la cura della persona: -0,5%”. Secondo il Codacons, sulla mancata ripartenza dei consumi pesa l’aumento dei prezzi dello scorso anno. L'organizzazione chiede interventi per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie.
Consumi al palo secondo Unc
“I dati dell’Istat confermano per l’ennesima volta che i consumi frenano la crescita del Pil - afferma il presidente UNC Massimiliano Dona - Siccome rappresentano, secondo i dati di oggi, il 56,6% del Pil, è evidente che se non si rilancia la domanda interna e la capacità di spesa delle famiglie, la crescita sarà sempre asfittica, sotto l’1%. Per farlo è inutile aiutare chi guadagna 50mila euro e che, quindi, non avendo problemi ad arrivare a fine del mese, ha una bassa propensione marginale al consumo. Se proprio si vogliono toccare le aliquote Irpef andrebbe abbassata semmai la prima al 23%. Sarebbe molto meglio, però, ritoccare le imposte che in questi anni hanno contributo a impoverire il ceto medio, dall’Iva agli oneri di sistema delle bollette di luce e gas”.
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