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Prestiti, il budget delle famiglie italiane

26 apr 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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C’è una nuova fotografia del credito e dei consumi delle famiglie italiane che emerge dal nuovo bollettino economico della Banca d’Italia (il secondo del 2019). E questa fotografia ci dice che “nei tre mesi terminanti in febbraio” i prestiti al settore privato non finanziario sono aumentati dell’1,3%. Particolarmente rilevante il contributo dei finanziamenti alle famiglie, incluso il comparto del credito al consumo.

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Ma, quanto ai consumi, le stesse famiglie si sono rivelate tutto sommato morigerate: l’aumento nei mesi autunnali è stato infatti contenuto. È cresciuta la spesa in beni durevoli e, anche se di poco, quella in servizi. Le immatricolazioni di auto hanno ricominciato a salire, mantenendosi comunque sotto i livelli precedenti l’entrata in vigore, a settembre del 2018, della nuova normativa sulle emissioni.

“Gli indicatori più recenti”, si legge sempre sul bollettino, “suggeriscono una sostanziale stabilizzazione dei consumi nei primi mesi dell’anno”, dopo un quarto trimestre 2018 certamente non scoppiettante: i consumi - invariati nel semestre precedente - sono cresciuti dello 0,1% appena rispetto all’estate. La contrazione del reddito disponibile al netto dell’inflazione, con un -0,6% in confronto al trimestre precedente, ha agito da freno.

E intanto, la propensione al risparmio è scesa al 7,6%. Nel primo trimestre dell’anno, quindi, si sarebbe riscontrata una certa debolezza nell’andamento dei consumi. E il clima di fiducia non lascia sperare in niente di diverso per il futuro immediato: malgrado si sia confermato su livelli relativamente alti, a marzo l’indice di fiducia delle famiglie si è attestato al minimo da un anno e mezzo circa: questo perché ha risentito del peggioramento delle valutazioni sulla situazione economica generale attuale e attesa e delle prospettive del mercato del lavoro.

Quanto agli altri indicatori sulle famiglie italiane, dal bollettino viene fuori che nel quarto trimestre dell’anno il debito in rapporto al reddito disponibile è risultato sostanzialmente fermo, pari al 61,2%, molto sotto la media dell’area euro, dove il medesimo rapporto si colloca al 94,5%. In rapporto al Prodotto interno lordo, il debito si è confermato al 41,1%, a fronte del 57,6% dell’eurozona. Lo scorso anno è leggermente aumentata - portandosi al 10% -  l’incidenza sul reddito disponibile degli oneri legati ai debiti: cioè spesa per interessi e restituzione del capitale.

Le banche italiane intervistate nel contesto dell’indagine sul credito bancario nell’area euro (la cosiddetta Bank Lending Survey) hanno riferito che nel primo trimestre del 2019 la crescita della domanda di credito da parte di famiglie e aziende ha subito un’interruzione. Poi c’è il tema della Banca centrale europea e delle misure adottate per agevolare l’erogazione di prestiti a famiglie e imprese da parte delle banche. Quanto è stato determinante - nei sei mesi che si sono conclusi a marzo - l’impatto di alcune misure adottate dal consiglio direttivo della Bce? Secondo gli intermediari, il contributo del programma ampliato di acquisto di attività finanziarie (l’Expanded Asset Purchase Programme) sarebbe diventato trascurabile, mentre il tasso negativo applicato sui depositi detenuti presso l’Eurosistema ha continuato a favorire tanto la diminuzione del costo del credito bancario per famiglie e aziende tanto l’aumento dei volumi intermediati.

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