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Prestiti e consumi

7 apr 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Da una parte i consumi, lontani dai picchi degli anni che hanno preceduto la crisi. Dall’altra gli intermediari, che tentano di far ripartire il mercato. Infine, qualche consiglio dalle associazioni dei consumatori per orientarsi e, nel caso, difendersi. L’Indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) ha rilevato a marzo una netta ripresa della fiducia fra le famiglie. Secondo l’Icc, un cenno d’ottimismo si sta riaffacciando tra i consumatori, in scia a un aumento dei prezzi tutto sommato modesto e alla prospettiva di una “dieta” del fisco. Pesa però la situazione sul lavoro: i disoccupati, sopra quota 3,3 milioni, sono cresciuti di 8mila unità rispetto a gennaio e di 272mila in un anno. Dal febbraio del 2007 ci sono in giro un milione e 850mila disoccupati in più.

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Secondo Confcommercio, rispetto ai massimi pre-crisi, a registrare la flessione peggiore sono stati i beni durevoli, il vestiario e gli alimentari. Le spese obbligate – ossia quelle per la casa e per la salute - sono state le sole a salire, con le comunicazioni. Non stupirà, a questo riguardo, che le telecomunicazioni siano cresciute di più del 67% in confronto al 2007. In generale, come riporta l’Indicatore di Confcommercio, i consumi sono scesi di oltre 80 miliardi di euro. La mobilità, stante la ridotta domanda di automobili e carburanti, ha perso più di 35 miliardi. Abbigliamento e calzature, infine, hanno subito perdite per circa 13 miliardi di euro. E per come la vede Confcommercio, ce ne vorrà di tempo per recuperare.

Banche e finanziarie possono provare ad agevolare la ripresa tramite la concessione di prestiti. Per richiederli, però, le famiglie devono potersi sentire tutelate. Ecco allora che gli operatori del settore hanno dato vita a un accordo sulla correttezza e la trasparenza nel collocamento delle coperture assicurative sui finanziamenti. L’Associazione bancaria italiana (Abi) ha fatto sapere che, dopo l’adesione di 55 tra banche e intermediari finanziari – equivalenti a più del 63% del mercato del credito alle famiglie - è passato alla fase operativa il Protocollo d’intesa siglato da Abi, Assofin e associazioni dei consumatori Acu, Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale dei Consumatori, di cui Prestiti.it ha già parlato.

Peraltro, proprio l’Unc ha fornito qualche indicazione su come comportarsi di fronte ai casi meno limpidi di recupero crediti. Prima di tutto,anche se sembra scontato, bisogna sempreverificare che il debito esista per davvero.In alcuni casi l’infondatezza del sollecito è evidente dal fatto che l’avviso arriva via e-mail o per posta non raccomandata e il riferimento è generico e spesso scritto in un brutto italiano. In generale, spiega Massimiliano Dona dell’Unc,è illegittimo ogni contatto che leda riservatezza o dignità personale:quindi, male le visite a casa o sul lavoro. Il mancato pagamento di un debito non comporta carcere né dichiarazione di fallimento, e neppure può determinare il pignoramento di beni o stipendio o l’iscrizione alla “banca dati dei cattivi pagatori”, possibile solo se il debito è stato effettivamente contratto con banche o finanziarie. Antenne dritte, infine, di fronte agli inviti a comparire davanti al giudice di pace di una sede diversa dalla nostra residenza: può essere un altro trucchetto per spaventarci.

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