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Prestiti, attenzione alla fretta

10 ott 2016 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria Paulucci

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Si sa: la fretta è una cattiva consigliera. L’antico adagio vale anche per i prestiti personali. Bisogna sapere, infatti, che quando noi chiediamo un prestito, il nostro “dossier” passa al vaglio della banca o della finanziaria alla quale ci siamo rivolti. E mentre questo accade, il nostro nominativo viene registrato nei Sistemi di informazioni creditizie. In attesa di un riscontro, accanto alla nostra pratica compare lo status “richiesta”. Trascorsi almeno 30 giorni - gli enti partecipanti al Sic revisionano le informazioni relative ai finanziamenti ogni mese - scatta l’aggiornamento: al posto della dicitura “richiesta” appare la nota “accordato”, “rinunciato” o “rifiutato”. È opinione comune che la situazione diventi spinosa nel momento in cui il finanziamento viene etichettato come “rifiutato”: si pensa che le banche e le finanziarie alle quali ci rivolgeremo in seguito, andando a controllare il nostro “status”, si faranno l’idea che, forse, con noi è meglio andarci piano e con cautela.

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Abbiamo ricordato in più di un’occasione che i requisiti per ottenere un prestito sono principalmente tre: età maggiore di 18 e minore di 70 anni, un reddito dimostrabile tramite busta paga, dichiarazione dei redditi o cedolino della pensione e un adeguato equilibrio tra entrate e uscite mensili. In assenza del secondo requisito, è opportuno presentare la garanzia di una terza persona disposta a farsi carico delle rate se il debitore è in difficoltà. Un motivo di rifiuto è dunque l’assenza sia del requisito del reddito sia della persona disposta a fare da garante. Oppure la persona c’è ma, a sua volta, non ha il requisito del reddito. Di per sé, un rifiuto non compromette le future richieste di credito: se si presentano altre garanzie o si trova lavoro, il passato non conta ed è nettamente più probabile che il prestito arrivi. C’è però un ostacolo più serio che molto spesso è sottovalutato: l’effetto-boomerang di tante richieste in contemporanea o troppo ravvicinate in termini di tempo.

Mettiamo il caso che dobbiate chiedere un prestito per un’emergenza familiare, come un urgente intervento di ristrutturazione o una malattia improvvisa. Voi fate domanda e la società alla quale vi siete rivolti non vi risponde con la celerità di cui avreste bisogno. Potrebbe sembrare un’idea furba “portarsi avanti” facendo subito domanda presto un altro istituto. Oppure, per velocizzare il tutto, presentare più richieste contemporaneamente. In realtà no, non sono idee furbe. Perché ogni banca o finanziaria andrà a controllare il vostro “status” sul Sic e vedrà una sfilza di domande in “stand-by”. Ciò le porterà a non concedervi il prestito. Per sbloccare la situazione, dovrete chiedere a ciascuna società a cui avete presentato domanda di prestito la liberatoria, ossia il documento che certifica che la vostra istanza non è più in sospeso. Se si è bussato a tante società, è facile non ricordarsi più a quante e quali questo documento va richiesto. Per un riepilogo esauriente, la soluzione è contattare Crif - la società che gestisce il più importante Sistema di informazioni creditizie in Italia - per ottenere l’elenco completo e procedere con le richieste di liberatoria.

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