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Garanti e garanzie per i prestiti

31 ott 2016 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Non si scappa: per poter avere credito, dobbiamo offrire al finanziatore precise garanzie, utili a proteggerlo dal rischio che non riusciamo a restituire la somma ottenuta in prestito. La garanzia “regina” è il reddito, certificato dalla busta paga, dal cedolino della pensione o dalla dichiarazione dei redditi a seconda che il richiedente sia un lavoratore dipendente, un pensionato o un autonomo. In assenza di questa prova, il creditore pretende garanzie sostitutive. Che possono essere reali o personali. Nella prima categoria rientrano il pegno e l’ipoteca, le quali si basano sul valore del bene presentato come garanzia e non sul patrimonio di chi chiede il finanziamento. È così che funziona il credito su pegno: chi ha bisogno di soldi ma, per esempio, non ha un lavoro - dunque non può presentare la busta paga come garanzia - può portare allo sportello autorizzato a concedere il prestito su pegno un oggetto di valore in oro oppure pietre preziose, gioielli, orologi di pregio. Per finalizzare il pegno servono un documento d’identità, il codice fiscale e, ovviamente, l’oggetto da impegnare.

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L’oggetto è sottoposto alla stima di un esperto direttamente allo sportello. Poi, nel momento in cui eroga il prestito, il creditore consegna al debitore la polizza che gli consentirà di procedere al riscatto del bene impegnato. Basterà mostrarla allo sportello. Oltre alla polizza, ovviamente, bisognerà dare indietro la somma prestata insieme agli interessi maturati. In genere, i prestiti ottenuti con il pegno vanno restituiti in un breve arco di tempo, che può andare da tre mesi fino a un massimo di dodici. Il tasso d’interesse resta fisso per l’intera durata del finanziamento. Esiste la possibilità di riscattare il pegno in anticipo sulla scadenza fissata: per farlo, però, oltre all’importo del prestito sommato agli interessi, è prevista - per esempio, Ubi Banca la prevede - una commissione di estinzione anticipata. In alternativa, alla scadenza il debitore può rinnovare il prestito, versando però gli interessi maturati fino a quel momento e il diritto fisso di custodia. Se non c’è riscatto né rinnovo, il creditore vende i beni impegnati in un’asta pubblica.

Il vantaggio del credito su pegno è che, basandosi sul valore del bene “qui e ora”, non comporta alcuna indagine sul patrimonio. Quindi, possono ricorrere a questa formula anche quanti hanno subito un protesto. Sul valore del bene posseduto si basa anche l’ipoteca, che può riguardare gli immobili - ed è infatti la garanzia che si attiva a tutela del creditore quando si ottiene un mutuo - o i beni mobili registrati, come per esempio automobili e barche. Di tutt’altro tenore sono le garanzie personali, legate al patrimonio di chi le fornisce. È questa la soluzione alla quale spesso si ricorre in assenza del requisito reddituale. In pratica, con questa formula una terza persona - dunque non quella che godrà del prestito - si impegna a garantire personalmente al creditore il pagamento del debito nel caso in cui il debitore dovesse incontrare difficoltà nella restituzione del prestito. Dunque il creditore, mal che vada, potrà rivalersi sul patrimonio di colui che si è prestato a fare da garante.

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