Più tempo libero, meno abbigliamento: come sono cambiati i consumi
19 set 2025 | 2 min di lettura

Cambiano i tempi, le mode, le abitudini. E cambiano anche i consumi. Analizzando quelli degli ultimi trent’anni, l’Ufficio Studi di Confcommercio ha notato l’avanzata di alcuni dispositivi divenuti fondamentali nella vita quotidiana e i passi indietro di beni tradizionali, che – spiega l’Ufficio Studi – “perdono centralità”.
La spesa complessiva
Dal 1995 al 2025, la spesa pro capite reale è aumentata, passando da 19.322 a 22.114 euro. Nonostante un incremento di 239 euro rispetto al 2024, l’esborso annuo resta ancora sotto i picchi del 2007, quando si raggiunsero i 22.334 euro.
Non si tratta però solo di spesa. Fotografare i consumi vuol dire avere un ritratto delle abitudini degli italiani.
Tecnologia e tempo libero su
La rivoluzione tecnologica ha lasciato il segno: negli ultimi tre decenni la spesa pro capite per informatica e telefoni ha registrato una crescita vertiginosa, di quasi il 3.000%.
In parallelo, anche i consumi legati alla fruizione del tempo libero – in particolare i servizi culturali e ricreativi – hanno mostrato un progresso significativo, con un aumento reale di oltre il 120%.
Gli italiani destinano a viaggi e vacanze una quota crescente della propria spesa: era del 2,4% nel 1995, è del 3,5% oggi. Il tempo libero, ristorazione compresa, sta dando segni di risveglio ed è un capitolo sempre più significativo nel budget familiare, ma non ha ancora recuperato del tutto le perdite post-pandemiche.
Beni tradizionali giù
La domanda di beni tradizionali continua invece a contrarsi. È il segno, spiega Confcommercio, di “una prudenza che riflette sia scelte culturali che incertezze percepite”.
Calano quindi le categorie più consolidate: alimentari e bevande segnano un calo del 5,1% rispetto al 1995, l’abbigliamento perde lo 0,5%. La spesa per mobili ed elettrodomestici è sostanzialmente stabile (+0,8%), ma perde quota: se nel ’95 assorbiva il 6,5% del totale, oggi vale il 4,8%, probabilmente influenzata in negativo dai tassi d'interesse saliti nel post-pandemia, condizionando i prestiti.
È in contrazione anche il consumo reale di energia domestica (-35,1%), dovuto principalmente alla crescente attenzione al risparmio e all’efficienza energetica, sebbene il prezzo unitario dell’energia sia cresciuto notevolmente.
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