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Migliora il rapporto tra le società di recupero crediti e i debitori

9 nov 2021 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Risparmi ottenibili in termini economici e di tempo

Durante lo scorso anno ben 4 italiani su 10 hanno visto un peggioramento della propria posizione economica e della propria capacità di ripagare le rate di prestiti già contratti a causa del COVID-19. Molte famiglie hanno beneficiato della possibilità di chiedere la sospensione del pagamento per effetto sia dei provvedimenti del Governo, sia della moratoria promossa dall’Abi, l’associazione delle banche italiane, e dall’Assofin, l’associazione che rappresenta le società di credito al consumo.

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Alcune situazioni invece sono diventate così critiche da richiedere, come solitamente avviene in questi casi, l’intervento delle società di recupero crediti, realtà specializzate nella riscossione di almeno una parte dell’importo per conto di banche e di società di credito al consumo ( ma anche di società che erogano energia nel caso delle bollette).

Non sempre il rapporto che si instaura tra chi deve saldare un debito e queste società è facile: in passato alcune realtà sono state persino accusate di aver mantenuto un comportamento scorretto, talvolta persino molesto a causa di un eccesso telefonate, lettere di messa in mora e visite presso il domicilio del debitore.

Nonostante la maggioranza delle società specializzate in questo compito rispetti ormai tutti i vincoli e divieti imposti dalla legge, l’Unirec, l’associazione di categoria italiana che riunisce le più importanti imprese dei servizi per la tutela del credito**, continua a vigilare e a promuovere alcune buone pratiche** anche in collaborazione con le associazioni dei consumatori. Ne è la prova uno studio dal titolo “Il ruolo del settore della tutela del credito per l’inclusione finanziaria in Italia”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Unirec nel giugno scorso e presentato il 26 ottobre scorso.

Dalle soluzioni stragiudiziali risparmi di tempo e di costi

Dallo studio realizzato da Ambrosetti emerge come agli utenti finali le aziende della tutela del credito permettano di ottenere benefici, anche in questo caso in termini di risparmio di tempi e costi, ma soprattutto di accesso a nuovo debito.

Nonostante le difficoltà di pagamento registrate durante la pandemia, il 60% dei debitori finali ha infatti giudicato come positivo il servizio offerto dalle aziende di tutela del credito. In particolare, 6 italiani su 10 hanno valutato positivamente l’esclusione del ricorso alla giustizia ordinaria.

The European House – Ambrosetti ha “misurato”, sulla base di alcune ipotesi, i risparmi ottenibili in termini economici e di tempo ricorrendo al servizio di tutela del credito rispetto alle vie legali: per le famiglie il risparmio economico stimato è di circa 2.430 euro per pratica mentre quello stimato in termini di tempo equivale a 1.255 giorni, pari a circa 3 anni e 3 mesi. Il risparmio di 2.430 euro è equivalente a circa 1 mese di spesa per consumi per famiglia residente in Italia o a circa 4 mesi di spesa annua per famiglia in affitto.

Un debitore su due le ritiene invadenti ma utili

Il servizio di tutela del credito permette inoltre di accedere a nuovo debito: il 46,5% degli utenti finali dichiara infatti che senza il servizio di tutela del credito le ripercussioni sarebbero state l’inserimento nella “lista nera” nei sistemi di informazioni creditizia e l’impossibilità di ricorrere a nuovo debito.

Tali benefici, secondo le stime di The European House – Ambrosetti, conducono ad un sostegno ai consumi per circa 9.500 euro a famiglia.

Nonostante i benefici riconosciuti, dalla survey emergono anche punti critici relativi alla percezione delle aziende di tutela del credito nei confronti dei debitori finali. Secondo la survey oltre 1 debitore finale su 2 ritiene che le aziende di tutela del credito siano una fonte di ansia, stress e pressione, mentre 1 su 3 ritiene che il servizio offerto rappresenti un’intromissione esterna nelle proprie attività.

D’altro canto, oltre 1 debitore finale su 2 percepisce elementi positivi, quali una maggiore educazione finanziaria, un risparmio di tempi e costi e un supporto morale e concreto. Ben il 55,9% dei debitori finali valuta quindi positivamente aziende di tutela del credito riconoscendone il ruolo di supporto in termini di consulenza finanziaria.

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