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Ecco chi sono i più colpiti dall’inflazione

14 dic 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

52 i profili analizzati dallo studio

Se si dovesse indicare un termine economico-finanziario che ha contraddistinto il 2022, senza nessun dubbio sarebbe “inflazione”. L'indice dei prezzi al consumo è aumentato del 10,2% nei primi dieci mesi dell'anno. Ma, oltre la media, ci sono alcune categorie accusano un'inflazione del 17%, che – tradotto in moneta – vuol dire 334 euro di più al mese. È il risultato di un'analisi di Moneyfarm,che ha calcolato “l'inflazione percepita” in Italia.

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Le differenze

L'analisi ha tracciato 52 profili. Tutti – com'è normale che sia – accusano il caro prezzi. Ma si va da un'inflazione percepita dell'11,2% (superiore ma vicina a quella media ufficiale, calcolata dall'Istat) a tassi ben più alti. “L’inflazione percepita – spiega Moneyfarm - è un indicatore utile a mostrare quello che si nasconde dietro il dato medio, perché, nella realtà, ogni famiglia ha le sue abitudini di consumo, il suo stile di vita e quindi la sua inflazione”.

Per spiegare l'inflazione percepita, si potrebbe dire – in generale – che cresce soprattutto per le famiglie che concentrano la maggior parte delle proprie spese sui beni e sui servizi essenziali, come l’energia (+52% anno su anno secondo l'Istat) e i prodotti alimentari (+11,8%). Si tratta di spese non procrastinabili, che impediscono di gestire i consumi in maniera più elastica, anche attraverso il ricorso a prestiti. Tenderanno invece ad avere una percezione più tenue le famiglie che possono permettersi di diversificare maggiormente le proprie abitudini di spesa.

Perché l'inflazione non è democratica

Ecco perché, spiega l'analisi, al di là delle medie nazionali, “l'inflazione non è democratica”. Quando il capofamiglia è disoccupato, l’inflazione agisce come una tassa occulta di 226 euro al mese su una spesa media mensile che alla fine del 2021 era di 1.319 euro al mese (+17,1%). I meno colpiti (se così si possono definire, visti gli aumenti comunque a due cifre) sono i nuclei familiari con un lavoratore dipendente: inflazione percepita è del 12,1%, per una spesa mensile aggiuntiva di 285 euro.

Il motivo della differenza è presto detto. I disoccupati spendono il 54% dei loro risparmi in voci di spesa con un’inflazione superiore a quella media, come energia e alimenti. Le famiglie con un lavoratore dipendente spendono, invece, per quelle stesse voci solo il 35%. Chi è disoccupato, quindi, spende in proporzione molto di più in beni essenziali, mentre i dipendenti possono spendere in modo più bilanciato.

Single, anziani e aree metropolitane

Se si guarda ai nuclei familiari, ad avere la peggio sono i single (inflazione percepita del 15,7%, con una spesa aggiuntiva mensile di 195 euro) e gli anziani soli (16,4% e 175 euro). All’estremo opposto si collocano le coppie con due figli, con un'inflazione percepita del 12% e una spesa aggiuntiva mensile di 298 euro.

Oltre a categorie occupazionali e nuclei familiari, Moneyfarm ha preso in esame anche la dimensione territoriale. L'inflazione percepita è più alta nelle aree metropolitane, dove raggiunge il 15,1%. Reggono meglio le famiglie dei centri al di sotto dei 50.000 abitanti: 12,8%.

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