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Coronavirus: a marzo crolla dell'85% il mercato italiano dell'auto

3 apr 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

coronavirus a marzo crolla dell 85 il mercato italiano dell auto

In calo anche i passi di proprietà di auto usate

Il coronavirus ha fatto tracollare il mercato italiano dell'auto. Secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti, a marzo le immatricolazioni sono crollate dell'85,4%, ferme a 28.326 rispetto alle 194.302 del marzo 2019. Non va meglio nel primo trimestre 2020, quando sono state vendute 347.193 auto, il 35,47% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, durante il quale sono state immatricolate 538.067. Sempre tra gennaio e marzo 2020 ci sono stati 818.618 trasferimenti di proprietà di auto usate, il 26,98% in meno rispetto al gennaio-marzo 2019, quando sono state registrate 1.121.098 auto usate. Un tracollo, insomma, che mette in serio pericolo la tenuta del settore e di quelli a lui collegati, compreso quello finanziario dei prestiti auto che, l'anno scorso, è stato uno dei comparti trainanti del segmento prestiti

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Immatricolazioni come negli anni '60. Il crollo verticale delle immatricolazioni ha coinvolto anche i veicoli commerciali (-73,4%), quelli industriali (-50,2%) e gli autobus (-39,4%). Una conseguenza diretta dei provvedimenti di blocco contro il coronavirus, che hanno svuotato i concessionari italiani, costretti in parecchi casi alla chiusura temporanea. Un livello di immatricolazioni “paragonabile a quello dei primi anni '60”, secondo il Centro Studi Promotor che mette in guardia dalle previsioni per i mesi futuri, ipotizzate con “cali analoghi o anche superiori”, almeno fino a quando durerà l'emergenza. “È necessario che i poteri pubblici intervengano subito per scongiurare il rischio che la filiera dell'auto subisca danni irreversibili. I concessionari hanno bisogno di un'immediata iniezione di liquidità se vogliamo evitare il dissesto di moltissime aziende”, sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor.

I volumi del mercato italiano tornano indietro di oltre dieci anni. Parliamo, insomma, di una crisi senza precedenti che, se va bene, vedrà i volumi del mercato tornare indietro di dieci anni. Se le cose non cambiano, le vendite quest'anno potrebbero non superare quota 1.300.000, ben distanti dagli 1,9 milioni del 2019, più vicine, invece alla crisi 2008. “Bisogna mettere in campo ogni misura possibile: è a rischio il posto del 15-20% dei 150 mila addetti al comparto in Italia, settore che muove il 10% del pil”, sottolinea Michele Crisci, presidente Unrae, l'associazione che rappresenta i costruttori esteri in Italia: sono 46 per 64 marchi e pesano per il 75% del mercato automotive.

Crisci, Unrae: “Occorre un piano statale per lavoratori e aziende”. “Serve un piano statale che protegga lavoratori e aziende e che stimoli la ripresa del settore”, dice a gran voce Crisci. La sua Unrae chiede al governo, oltre al riallineamento fiscale agli standard Ue per i veicoli aziendali nuovi (con la possibilità di ammortizzare e detrarre il 100% della spesa, fino a 50 mila euro), di ampliare il sistema attuale di incentivi Ecobonus, aggiungendo alle due fasce già esistenti (emissioni da 0 a 20 g/km di CO2, le auto elettriche, e da 21 a 60 g/km, le ibride con ricarica alla spina) una terza fascia, quella con le emissioni di anidride carbonica comprese tra 61 e 95 g/km, coinvolgendo un palcoscenico più ampio di auto, fatto anche di veicoli con tecnologia full e mild hybrid.

Tre miliardi dalle casse dello Stato per salvare il settore. L’esborso economico per lo Stato non è da poco, sia chiaro. “Parliamo di 3 miliardi di euro nei prossimi 18-24 mesi, cifra che comprende incentivi, defiscalizzazione, adeguamenti fiscali e aiuti alle aziende”, spiega Crisci. Ma l'effetto che questa iniziazione di ossigeno potrebbe avere sul mercato, secondo il presidente Unrae, sarebbe un aumento di 200 mila immatricolazioni a fine anno, arrivando almeno a 1,5 milioni di nuove immatricolazioni, con un ritorno notevole anche per l'erario che ogni 100 mila auto vendute intasca mezzo miliardo di euro di iva. Dal canto loro le case, fa notare Crisci, hanno in programma piani di vendita con delle rate più scaglionate, oltre al prolungamento delle garanzie in scadenza, ma si dicono pronte a fare anche di più.

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