Quali sono i parametri presi in esame per accordare un prestito

Le banche e le finanziarie, si sa, non concedono prestiti a tutti. Prima di erogare un finanziamento, fanno un’attenta valutazione. Non tanto della richiesta, quanto del richiedente. Ogni ente creditizio adotta i suoi criteri, ma sempre nell’ambito delle direttive generali e delle norme di Bankitalia. Tre sono, in particolare, gli aspetti che un istituto di credito passa al vaglio: l’età di chi presenta la domanda di prestito, la sua situazione lavorativa e i suoi precedenti da debitore. Ha già ricevuto prestiti in passato? Se sì, come si è comportato nella fase di rimborso? Per quanto riguarda l’età, di norma può richiedere un prestito chiunque abbia minimo 18 anni e massimo 70. Quanto alla situazione lavorativa, chi presenta richiesta di finanziamento deve essere in grado di dimostrare che ha un reddito stabile: i lavoratori dipendenti devono produrre busta paga o certificato di stipendio, i pensionati devono mostrare il cedolino della pensione e gli “atipici”devono portare all’attenzione della banca o della finanziaria il modello 730, l’Unico oppure il Cud.

I documenti relativi alla posizione lavorativa e al reddito concorrono a determinare la cosiddetta capacità di rimborso, la quale tiene conto anche di tutti i versamenti mensili tra affitto, bollette e rate di altri prestiti. Se non si riesce a dimostrare la capacità di rimborso tramite busta paga, cedolino della pensione o dichiarazione dei redditi, la banca o la finanziaria possono richiedere la presenza di un garante disposto a pagare le rate in caso di inadempimento da parte del richiedente.

Anche questa terza persona dovrà provare la sua capacità di rimborso. Con tutti questi elementi a disposizione, può accadere che la banca o la finanziaria rifiutino un prestito. Succede quando la documentazione presentata fa emergere una capacità di rimborso insufficiente: per esempio, se è in corso la restituzione di altri finanziamenti che, insieme al rimborso di quello per il quale si fa richiesta, impegnerebbero più di un terzo del reddito. È una scelta di cautela, che la società creditrice fa per il cliente e per se stessa: se si crea una situazione di sovraindebitamento, infatti, è piùfacile che il debitore diventi insolvente.

Banca o finanziaria possono rifiutare il prestito anche nel caso in cui il richiedente abbia in passato avuto protesti oppure - ma in realtà una situazione non esclude l’altra - se risultano mancati pagamenti in merito a prestiti ricevuti in precedenza, ossia se emerge una segnalazione negativa dalle banche dati sui rischi di credito. Per valutare la reale capacità di rimborso del richiedente, infatti, le società creditizie possono consultare banche dati private o la centrale rischi della Banca d’Italia. In base alla normativa in vigore, prima di essere iscritto in una banca dati il richiedente deve esserne informato. Soprattutto, deve aver dato alla banca o alla finanziariala sua autorizzazione in forma scritta, cosa che in genere avviene tramite la firma del contratto di finanziamento. Se la banca o la finanziaria negano il prestito, devono spiegare al richiedente il perché, citando nel caso le informazioni negative emerse dalla banca dati consultata.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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