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Prestiti, difendersi dal furto d’identità

12 apr 2017 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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L’abbiamo già detto: la società di consulenza creditizia Crif è online con un nuovo sito web. Torniamo sulla notizia perché il sito contiene un’area dedicata ai consumatori dotata di servizi che sono sì a pagamento, ma che potrebbero risultare d’utilità nella gestione dei propri soldi e del bilancio familiare. Uno di questi servizi è IdentiKit: la sua missione è quella di avvertire l’utente abbonato se viene richiesto un finanziamento a suo nome. L’avviso arriva via e-mail o via sms. Innanzitutto, il costo: l’abbonamento a IdentiKit ha un prezzo di 56 euro all’anno. Per abbonarsi bisogna compilare un form online inserendo i propri dati e poi inviare il modulo compilato - allegando fotocopia dei documenti - via mail, fax o posta tradizionale. Il pagamento si può effettuare con carta di credito nell’area riservata del sito oppure nei punti vendita SisalPay. Ma quali strumenti offre, esattamente, IdentiKit? Prima di tutto, un check-up dei dati creditizi finalizzato a capire se il neo-abbonato ha già subito un furto d’identità. Poi, un monitoraggio dei dati che consente di rilevare eventuali furti e di avvisare l’interessato tempestivamente. Infine, assistenza per rimettere a posto la propria reputazione creditizia dopo il “fattaccio”, nel caso lo si sia già subito.

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Schivare il furto d’identità non è una questione legata alla preparazione né tantomeno al titolo di studio. Anzi. Tra i più esposti al rischio figurano i professionisti iscritti agli albi di categoria. Ma anche una bolletta può bastare. In genere, la scoperta avviene mesi dopo il furto: una società di recupero crediti si mette in contatto con lo sventurato sollecitando il pagamento delle rate fino a quel momento inevase e invitandolo quindi a regolarizzare la sua posizione. In questi casi è saggio mettersi in contatto con la società di recupero crediti per capire cosa risulta dal “dossier” che ci riguarda. La società non dovrebbe avere problemi a inviare la documentazione in suo possesso. Documentazione che, per la vittima del furto, è essenziale, permettendogli di mettere a fuoco i termini e i dettagli del mancato pagamento contestato e del sottostante finanziamento. Ricevuto il “dossier”, c’è una sola possibilità: contattare immediatamente le forze dell’ordine e fare denuncia.

Non è affatto difficile per i malintenzionati che riescono a mettere le mani sulle generalità di un utente ricavare il suo codice fiscale. Non a caso, dagli accertamenti emerge in genere che dati come quelli relativi all’indirizzo dell’abitazione sono inventati di sana pianta, mentre invece risultano esatti nome, cognome, data e luogo di nascita e, appunto, codice fiscale. Già questa discrepanza, per gli inquirenti, può essere una prova di avvenuto furto d’identità. L’indirizzo diverso è, in realtà, frutto di una scelta ponderata: se si fornisse un indirizzo corrispondente a quello reale, le comunicazioni relative al finanziamento arriverebbero subito a casa dell’ignaro “rapinato”, consentendogli di mettere immediatamente fine alla truffa. Invece è interesse dei ladri di identità che le loro vittime si accorgano del furto il più tardi possibile: secondo le rilevazioni di Crif, un caso su due viene scoperto dopo i sei mesi.

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