Prestiti, come funzionano le informazioni creditizie?

Come funzionano le informazioni creditizie? Concediamoci un breve ripasso al rientro dalle ferie, visto che è da un po’ che non ne parliamo. E facciamolo con la Banca d’Italia. La quale sul suo sito spiega innanzitutto a cosa servono queste informazioni. Prima di concedere un prestito, banche e finanziarie hanno bisogno di soppesare attentamente il merito creditizio di chi ha presentato richiesta. Per farlo, devono procurarsi un quadro completo e aggiornato di informazioni e dati relativi ai “precedenti” delle persone in questione. Insomma, hanno bisogno di referenze: la referenza creditizia, chiarisce Bankitalia, “rappresenta la reputazione che il cliente ha presso le banche e gli intermediari finanziari e riflette la correttezza dei suoi comportamenti nell’ambito dei rapporti di finanziamento”. Non è sempre e necessariamente “buona”: può anche riguardare versamenti di rate avvenuti in ritardo, morosità oppure insolvenze. Attenzione: non si tratta di dati e informazioni ai quali chiunque può accedere in qualunque momento.
Per una tutela del debitore, bisogna infatti rispettare il codice deontologico sottoscritto dalle associazioni che rappresentano gli operatori del comparto. Codice che, spiega la Banca d’Italia, è vincolante sul piano normativo: ovvero, precisa l’autorità, “se non viene rispettato, il trattamento dei dati è illecito, può esporre a sanzioni e anche al risarcimento del danno”. Ma dove si trovano queste informazioni? Sono conservate dentro archivi pubblici o privati, ai quali vengono trasmesse dalle banche e dalle finanziarie ogni volta che queste erogano un finanziamento. Le informazioni riguardano appunto l’apertura e l’andamento del rapporto di credito. Gli archivi privati oggi si chiamano Sistemi di informazioni creditizie (Sic), mentre un tempo erano noti come “centrali rischi private”. Ed è appunto i Sic che le banche e le società finanziarie vanno a consultare quando hanno bisogno di valutare l’affidabilità di chi richiede un prestito. In sostanza, banche e finanziarie alimentano i database del credito con i dati da loro raccolti e consultano gli stessi database per prendere visione dei precedenti finanziari del cliente che ha bisogno del prestito.

Le informazioni, spiega Bankitalia, “sono gestite in modo centralizzato da una persona giuridica, un ente, un’associazione o altro organismo e sono consultabili solo dai soggetti che vi aderiscono su base volontaria e che le comunicano”. I Sistemi di informazioni creditizie attivi in Italia sono Experian, Consorzio Tutela Credito, Crif e Assilea. E, come ribadisce Bankitalia, possono contenere sia “informazioni creditizie di tipo negativo, che riguardano soltanto rapporti di credito per i quali si sono verificati inadempimenti” sia “informazioni creditizie che attengono a richieste e rapporti di credito a prescindere dalla sussistenza di inadempimenti registrati nel sistema al momento del loro verificarsi”. Banche e finanziarie hanno l’obbligo del segreto, mentre il cliente ha il diritto di conoscere le informazioni registrate a suo nome nell’archivio e, se ci sono errori, quello di chiedere la cancellazione o la modifica di dati non corretti. Prima di indicarlo ai Sic, l’intermediario deve avvisare il cliente, che può evitare la segnalazione del primo ritardo versando la rata scaduta. Un successivo ritardo riferito allo stesso prestito verrà invece subito comunicato ai Sic.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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