Microcredito, grande aiuto

Un aiuto, in questo momento di difficoltà. “Il microcredito consente l’ingresso nel mercato finanziario di soggetti che faticano ad accedere ai tradizionali canali di finanziamento”, ha detto in sostanza Giovanni Pirovano, membro del comitato di presidenza dell’Associazione bancaria italiana, in un recente convegno. Secondo gli ultimi dati diffusi da Unioncamere, che è l’unione delle Camere di Commercio italiane, nel 2011 oltre 55mila soggetti hanno ottenuto un prestito ricorrendo a uno dei 216 programmi di microcredito avviati in Italia. Nel complesso, i soldi hanno raggiunto 33mila famiglie, 9.600 imprese e 8.600 studenti. A questi vanno sommati 3.700 beneficiari “indistinti” tra famiglie e imprese. Il valore medio dei prestiti si è attestato su un importo nominale di circa 9.800 euro, leggermente più alto rispetto all’anno prima, quando fu di 9.500 euro.

Non solo. Da una recente indagine dell’Abi emerge che circa il 70% delle banche ha specifiche strutture dedicate al microcredito e alla microfinanza. Di cosa si tratta, per l’esattezza? Lo stabilisce l’articolo 111 del Testo unico bancario: è un prestito a condizioni particolarmente favorevoli che o non prevede il pagamento di interessi o prevede tassi in media più bassi rispetto a quelli del mercato. È nato per dare un supporto alle attività imprenditoriali o di lavoro autonomo e a chi è “in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale”.

Nel primo caso, possono ricevere il finanziamento le persone fisiche, le società di persone, le società a responsabilità limitata semplificata, le associazioni e le cooperative per l’avvio o per l’esercizio di attività di lavoro autonomo o di microimpresa. Ma ci sono alcune condizioni da rispettare. Innanzitutto, i finanziamenti non devono superare i 25mila euro e non devono essere assistiti da garanzie reali. Devono poi servire a far partire o a sviluppare iniziative imprenditoriali, oppure ad assumere personale. In più, vanno accompagnati da assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati.

Accanto a questi ci sono i prestiti a singoli o famiglie: non devono andare oltre i 10mila euro, niente garanzie reali e vanno impiegati per permettere l’“inclusione sociale e finanziaria” dei beneficiari. A promuovere i bandi di assegnazione del microcredito possono essere gli enti locali, tipo Comuni e Regioni, e le realtà di assistenza come la Caritas. Quanto all’ente che eroga il finanziamento, il decreto legislativo 141/2010, che ha riformato le professioni del credito, prevede “forme semplificate di controllo”.

Qualche esempio concreto di questo genere di attività? Di recente, la Regione Campania ha presentato i migliori progetti ammessi al finanziamento del suo Fondo per il microcredito. E la Provincia di Pordenone sta portando avanti un piano che include aiuti alle famiglie per le spese urgenti che riguardano la salute, la casa e l’istruzione ma anche i funerali e le situazioni di particolare disagio segnalate dai servizi sociali. Un suggerimento, per chi fosse interessato, è quindi quello di monitorare le attività legate al proprio territorio per cogliere, eventualmente, l’occasione.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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