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La difficoltà di arrivare a fine mese per le famiglie

28 nov 2016 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Come se la stanno cavando gli italiani? È la domanda che si sono posti l’Università degli Studi di Milano e l’istituto di ricerca Eumetra per conto del Forum Ania-Consumatori, che hanno fatto i conti in tasca alle famiglie italiane e presentato il terzo monitoraggio sulla loro vulnerabilità economica, misurata da un apposito indice. Ma vulnerabilità rispetto a cosa? Spiegano i promotori: rispetto a imprevisti come perdita di lavoro, riduzione delle ore lavorative, assistenza improvvisa agli anziani, malattie e incidenti. Dall’indagine, effettuata su un campione di 3.013 capofamiglia finanziari rappresentativi dell’universo italiano, emerge un calo del valore dell’indice, del 13%: e ciò è buono, considerando che più alto è questo valore, maggiore è il disagio. L’indice, infatti, si dispiega su una scala che va da 0 a 10, dove 10 è il numero della massima vulnerabilità. Ebbene, i ricercatori annunciano che ci siamo lasciati alle spalle il 3,164 del 2013 e siamo passati al 2,750 del 2016.

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Tuttavia, secondo la rilevazione, tre italiani su cinque hanno problemi economici. Nel dettaglio: il 40,1% delle famiglie riferisce di arrivare alla fine del mese con qualche difficoltà, il 13,3% dichiara di arrancare, riuscendo a chiudere la mesata con molta difficoltà, e c’è addirittura un 7,9% che confessa di non farcela proprio. Lungo la linea di questo orizzonte si staglia un 16,5% di famiglie che si definisce non in grado di affrontare una spesa imprevista di 700 euro. Sale la percentuale di quanti, per risparmiare, si sentono costretti a rinunciare alle visite mediche: dal 34,4% della rilevazione 2013 al 37,2% dell’indagine 2016. Le più vulnerabili risultano essere - e non stupisce, purtroppo - le famiglie con un capofamiglia donna e le famiglie numerose. Incide anche la residenza: al sud il monitoraggio rileva una più alta vulnerabilità rispetto al nord. Infine, il 24% degli intervistati ha perso il posto di lavoro o ha dovuto subire una riduzione delle ore lavorative, il 13,4% è stato colpito da malattie, decessi e invalidità nel corso dell’ultimo anno e il 7,5% ha sperimentato una separazione nell’arco dell’ultimo triennio.

Il quadro, come bene si può vedere, non è roseo. Tuttavia, escludendo i casi limite, vogliamo cogliervi uno spunto per ricordare che, quando il bilancio familiare lo consente, una boccata d’ossigeno può arrivare dai prestiti. È il caso delle visite mediche, che comunque sono solo una delle voci di spesa che un prestito personale può aiutare a gestire meglio. Il presupposto è, appunto, il bilancio familiare: se c’è almeno un’entrata da poter mettere al servizio del finanziamento, o una persona disposta a fare da garante, e se non ci sono troppe uscite già in corso in termini di mutuo o altri finanziamenti da rimborsare, affitti, rate scolastiche e via dicendo, allora si può valutare la possibilità di fare ricorso al credito al consumo. Il mercato offre prodotti diversi a seconda delle specifiche esigenze. I due requisiti essenziali per potervi accedere sono l’età - maggiore di 18 e minore di 70 anni - e un reddito dimostrabile tramite busta paga, cedolino della pensione o certificazione reddituale.

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