Il prestito chirografario

Volevate un’auto nuova ma non avevate i soldi per potervela permettere? Avete quindi sottoscritto un prestito con cessione del quinto per finalizzare l’acquisto? Forse non lo sapete, ma il debito che avete contratto è di tipo chirografario. Un aggettivo strano e molto poco utilizzato a meno che non lavoriate per una banca, per una finanziaria, per uno studio legale specializzato in diritto societario o presso un tribunale. “Chirografario”, a farla breve, è un aggettivo che deriva dal greco e dal concetto di “scrittura manuale”. In pratica i prestiti chirografari si riferiscono a quei finanziamenti in cui il credito è concesso dalla banca o la finanziaria solo a fronte della firma. 

L’istituto che eroga il denaro, insomma, assume come garanzia più che sufficiente la firma di chi richiede il prestito e della persona che s’impegna ad assumersene gli obblighi nel caso in cui il debitore non sia in grado di far fronte al rimborso della cifra richiesta, sommata agli interessi. Firma a parte il prestito chirografaria viene concesso sulla base della presenza di alcune garanzie di reddito come la busta paga o la pensione. Non esiste altra garanzia: né di tipo reale, come il pegno o l’ipoteca, né di tipo personale, come la fideiussione o l’anticresi. Vedremo tra qualche rigo a cosa corrispondono questi altri termini d’uso non sempre comune.

Appartengono insomma alla categoria dei prestiti chirografari i finanziamenti personali, le cessioni del quinto e i crediti d’onore. Tutti hanno una caratteristica in comune: sono per l’appunto privi di garanzia materiale. La quale è presente - per esempio - nei prestiti ipotecari e in quelli su pegno. Ricapitolando: se avete domandato un finanziamento e la banca o la finanziaria a cui vi siete rivolti si è limitata a effettuare una verifica della vostra situazione reddituale e creditizia per poi raccogliere qualche firma senza chiedere altre rassicurazioni, il debito che avete contratto è chirografario.

Altro discorso per le garanzie reali o personali, che andiamo brevemente a sintetizzare. La prima garanzia reale che abbiamo citato è il pegno: essa implica che chi ha bisogno di denaro proponga alla banca o alla finanziaria - attenzione: la società deve essere riconosciuta, autorizzata e vigilata dalla Banca d’Italia - oggetti in metallo o in pietre di un certo livello, come l’oro, l’argento, le perle e i coralli, il cui valore rimane costante nel tempo. Per ottenere un prestito garantito dal pegno, dunque, bisogna presentare un documento d’identità, il codice fiscale e un oggetto prezioso da impegnare. Si accede alla somma in denaro previa stima del bene, del cui esame si occupa allo sportello un perito preposto a questo tipo di operazione.

L’ipoteca può riguardare beni immobili come la casa e non comporta la perdita del possesso del bene in garanzia. La fideiussione è un contratto con il quale una persona fisica o giuridica si impegna con il suo patrimonio a coprire gli obblighi di un’altra persona fisica o giuridica che abbia fatto richiesta di finanziamento. Per finire c’è l’anticresi, che è il contratto tramite cui il debitore o un soggetto terzo si obbliga nei confronti del creditore con un suo immobile. Al contrario dell’ipoteca, non è il proprietario a detenere il possesso del bene e a goderne dei vantaggi e dei benefici ma è il creditore stesso, che può così cominciare a rientrare dal credito erogato.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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