Evoluzione del credito
6 giu 2025 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

Un quadro d’insieme sull’economia, il sistema bancario, il credito: come ogni anno, ce lo restituisce la Banca d’Italia nella sua Relazione sul 2024. Un ampio documento, dal quale apprendiamo che nel 2024 la spesa per consumi delle famiglie residenti ha continuato ad aumentare in modo moderato (0,4%, dal 0,3% del 2023), sebbene in misura molto più contenuta rispetto al reddito reale.
Le scelte di consumo hanno inevitabilmente subito il freno imposto dal peggioramento delle aspettative riguardo al futuro quadro economico dell’Italia e alla disoccupazione: ciò vale soprattutto per le famiglie più povere. Sono tuttavia ancora cresciuti – e in maniera sostenuta – gli acquisti di beni durevoli, grazie alla spinta offerta dalla marcata espansione del credito al consumo.
Buona prova per il credito al consumo in Italia
Nell’anno passato, il debito delle famiglie consumatrici verso banche e società finanziarie ha ripreso a crescere lievemente, dopo la stazionarietà del 2023. In rapporto al reddito disponibile, è però diminuito al 56,1%: circa il 6% in meno rispetto al 2019, e quasi il 30% in meno dalla media dell’area dell’euro. Secondo i dati dell’Indagine congiunturale sulle famiglie italiane risalente al marzo scorso, nel 2024 la quota di famiglie indebitate è leggermente salita.
In questo quadro, il credito al consumo è ancora aumentato a un ritmo sostenuto (+5,6%). Il balzo è avvenuto malgrado il costo complessivo dei nuovi finanziamenti si sia posizionato su valori consistenti, al 10,1% a dicembre.
E questo è un tema interessante, che ritorna: mediamente (il che significa che anche sul nostro mercato ci sono soluzioni più convenienti e altre che forse lo sono un po’ meno), il costo del credito al consumo nel nostro Paese resta maggiore di 1,8 punti percentuali rispetto a quello medio dell’area euro.
Nel primo trimestre del 2025 l’espansione è andata avanti, a dispetto del deterioramento del clima di fiducia delle famiglie che si è osservato nel mese di marzo.
Torniamo alla spesa per beni e servizi: quali tendenze?
Anche la spesa per i beni non durevoli è cresciuta nonostante l’ulteriore calo dei consumi alimentari, che si sono posizionati su livelli inferiori del 3% circa rispetto al periodo precedente la pandemia, anche per via degli aumenti dei prezzi dei relativi beni. Gli acquisti dei beni semidurevoli si sono di nuovo contratti, specialmente quelli di vestiario e calzature.
La spesa per servizi, dal canto suo, ha continuato a espandersi, in particolare nell’alloggio e nella ristorazione.
Quali segnali arrivano dalla propensione al risparmio?
La propensione al risparmio è tornata a crescere (al 9% per le famiglie consumatrici), collocandosi su valori più elevati nel confronto con il periodo che ha preceduto la pandemia, anche grazie ai livelli storicamente alti dei tassi d’interesse reali.
Il peggioramento delle aspettative sulla condizione economica generale dell’Italia e l’incremento delle attese di disoccupazione, soprattutto fra le famiglie a basso reddito, avrebbero indotto proprio questi nuclei a rivedere al rialzo il risparmio, per motivi precauzionali.
La fiducia risente delle tensioni commerciali globali
Brusco peggioramento da marzo per la fiducia dei consumatori, anche in concomitanza con le tensioni commerciali connesse ai dazi, che hanno alimentato – e alimentano – i punti di domanda sui prossimi sviluppi dell’economia italiana, europea e globale.
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