Credito in festa

C’erano una volta i battesimi, le prime comunioni, le cresime, i matrimoni in chiesa. Oggi gli usi e i costumi sono profondamente cambiati e a quel tipo di cerimonie, con le quali siamo tutti più o meno cresciuti, si cono affiancati i più moderni “gender reveal party”, le feste organizzate per conoscere/rivelare il sesso del nascituro, e pure qualche “baby shower”, i party di fine gravidanza in onore della creatura che sta per uscire dal ventre materno.

Insomma, i motivi per fare festa possono essere i più disparati. Ma c’è qualcosa che li accomuna: hanno tutti un costo. Vestiti, bomboniere, foto e video col drone magari, rinfresco, musica e animazione, addobbi e via dicendo. Premesso che non è assolutamente obbligatorio fare le cose in grande, vi ricordiamo che, se la vostra situazione finanziaria lo consente, un prestito vi può aiutare.

Quale prestito? Personale o finalizzato?

In questi casi può forse essere più indicato un prestito personale, non vincolato all’obiettivo per il quale lo si richiede, anche se sul mercato i finanziamenti pensati per queste occasioni vengono spesso presentati come “prestiti per cerimonie” o “prestiti per matrimonio”.

La sostanza non cambia: chi li ottiene riceve di fatto un prestito personale. E l’iter è quello di sempre: analizzata la documentazione che il richiedente ha inviato e avuto un riscontro positivo circa la sua posizione reddituale e la sua affidabilità creditizia, la società bancaria o finanziaria versa il prestito in un’unica soluzione direttamente al beneficiario, che poi dovrà rimborsarlo ratealmente con gli interessi.

Per proteggersi dal rischio di mancata restituzione, il creditore può richiedere che vengano presentate garanzie personali come la fideiussione e/o la sottoscrizione di una polizza assicurativa.

In alternativa, c’è la cessione del quinto

“La legge”, ricorda la Banca d’Italia nella sua guida al credito ai consumatori, “consente ai lavoratori dipendenti pubblici e privati e ai pensionati di restituire la somma avuta in prestito cedendo al finanziatore fino a un quinto del loro stipendio o della loro pensione”. La restituzione del prestito è sempre rateale, ma in questi casi è il datore di lavoro o l’ente previdenziale a trattenere la rata dallo stipendio o dalla pensione e a versarla al finanziatore.

I pensionati possono chiedere solo la cessione del quinto perché la somma trattenuta sulla pensione non può superare il quinto del totale. Il dipendente può invece aggiungere al quinto un ulteriore quinto dello stipendio stipulando con il creditore, oltre alla cessione, anche la cosiddetta “delegazione di pagamento”.

Ma attenzione:

  • il datore di lavoro è tenuto ad aderire alla cessione del quinto;
  • lo stesso datore di lavoro è libero di non aderire alla delegazione di pagamento.

Due note finali sulla cessione del quinto: in questo caso è prevista la stipula di una polizza assicurativa a copertura del rischio di morte prematura e/o di perdita del posto di lavoro del debitore. Fermo restando che, naturalmente, chi fa richiesta per una cessione del quinto gode delle tutele e dei diritti previsti nel credito ai consumatori, indipendentemente dall’ammontare del finanziamento.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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