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Come difendersi dalle frodi creditizie

14 feb 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria Paulucci

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Da lunedì 11 febbraio, sul sito del dipartimento del Tesoro, è in consultazione pubblica lo schema di decreto pensato per integrare e correggere il precedente decreto ministeriale 95/2014, avente per oggetto il contrasto alle frodi nel credito al consumo, con riferimento in particolare al furto d’identità. Modifiche che oggi sono necessarie per due ordini di motivi: da una parte, i recenti interventi legislativi che hanno ampliato la platea degli aderenti al sistema Scipafi, dall’altra l’esigenza tecnico-organizzativa di snellirne il processo di individuazione delle frodi e potenziare l’azione preventiva. La consultazione è pensata per far sì che chiunque abbia osservazioni da fare possa presentarle entro un certo termine: in questo caso, il primo marzo 2019. Ma vediamo di capirci davvero qualcosa. Il dipartimento del Tesoro sta predisponendo il decreto ministeriale che modificherà appunto il precedente del 2014, “con cui sono disciplinati i termini, le modalità e le condizioni per la gestione del sistema pubblico di prevenzione sul piano amministrativo delle frodi nel settore del credito al consumo, con specifico riferimento al furto di identità”.

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Tale sistema pubblico di prevenzione si chiama Scipafi – sigla che sta per “Sistema Centralizzato Informatico per la Prevenzione Amministrativa del Furto di Identità” – ed è stato istituito nel 2010. Titolare del sistema Scipafi è il ministero dell’Economia e delle Finanze, mentre la gestione è affidata a Consap SpA. In questi anni la platea degli aderenti si è allargata, rendendo necessario l’aggiornamento che oggi è oggetto della consultazione. Il sistema Scipafi consente in sostanza di trovare un riscontro ai dati contenuti nei principali documenti di identità, riconoscimento e reddito con quelli che risultano dalle banche dati degli enti di riferimento (afferenti all’Agenzia delle Entrate, al ministero dell’Interno, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, all’Inps e all’Inail). Ciò mette in atto un meccanismo che agevola la prevenzione dei furti d’identità, tanto quelli totali quanto i furti parziali.

Ebbene sì, ci sono anche i furti d’identità parziali. In pratica, il furto è totale quando i malintenzionati nascondono completamente la loro identità e utilizzano in maniera indebita i dati di identità e di reddito di un altro soggetto, sia esso in vita o morto. Al contrario, è parziale quando si usano un po’ i propri dati e un po’ – indebitamente – quelli di un altro soggetto, vivo o morto. Ora, le modifiche che si profilano hanno l’obiettivo di “individuare nuovi parametri di rischio di frodi” e di “consentire di indirizzare, nel più breve tempo possibile, l’azione preventiva svolta dal sistema a contrasto delle sempre più sofisticate e mutevoli strategie poste in essere dai frodatori”. In attesa degli aggiornamenti alla normativa, ricordiamo alcuni consigli forniti dall’Arma dei Carabinieri (link: http://www.carabinieri.it/cittadino/consigli/tematici/internet/furto-d'identit%C3%A0) per ridurre le probabilità di cadere vittime di un furto di identità: prudenza nel cliccare i link che si ricevono e nel prendere per veri i messaggi che sembrano arrivare da persone conosciute; attenzione a rispondere a e-mail che ci richiedono password, codici e altre informazioni personali; e cautela quando si installano nuovi applicativi, che potrebbero essere stati pensati proprio per rubare informazioni personali altrui.

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