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Cessioni del quinto, focus su sostenibilità e trasparenza

24 gen 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

Si allarga il tavolo e aumenta il numero delle società creditizie disposte a seguire un set di “buone prassi” nella commercializzazione di finanziamenti contro cessione del quinto. Di cosa stiamo parlando? Lo spieghiamo subito. Assofin, l’Associazione italiana del credito al consumo e immobiliare, che riunisce i principali operatori finanziari attivi nei comparti del credito alla famiglia, recentemente ha aggiornato l’elenco degli aderenti al tavolo sui finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione e sulle delegazioni di pagamento.

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Questo tavolo, lo ricordiamo, è nato a valle del protocollo d’intesa siglato dalla stessa Assofin con una serie di associazioni dei consumatori e diventato operativo nel gennaio del 2017. Il protocollo è stato messo a punto essenzialmente con l’obiettivo di prevenire antipatici – quando non drammatici – casi di sovraindebitamento fra i consumatori. E persegue questa finalità attraverso appunto la promozione di una lista di buone prassi nell’attività di commercializzazione di finanziamenti con cessione del quinto dello stipendio o della pensione.

Prima buona prassi riguarda la valutazione del merito di credito, un passaggio molto delicato per capire se l’impegno finanziario è effettivamente sostenibile oppure no per chi ha presentato la richiesta di prestito. Il protocollo prevede che le società bancarie e finanziarie aderenti inseriscano nel questionario di autocertificazione un numero minimo di domande per capire quanto il bilancio del richiedente e della sua famiglia possa far fronte alle scadenze e agli obblighi del nuovo prestito con le modalità, appunto, della cessione del quinto.

Un questionario a cui dovrebbero poi fare seguito opportune verifiche, per avere la certezza della veridicità dei dati raccolti. E come condurle, queste verifiche? Acquisendo “adeguati documenti probatori e/o interrogando banche dati esterne”. In conclusione, le informazioni raccolte “saranno considerate e valutate da ciascun intermediario secondo opportuni ed equilibrati criteri di valutazione del rischio di credito”.

Altro punto per realizzare l’obiettivo del protocollo – quello di contrastare il sovraindebitamento dei consumatori – passa attraverso il rispetto di una soglia minima di reddito disponibile da considerarsi “intangibile”, intoccabile, per qualunque tipo di cliente: questa soglia minima convenzionalmente corrisponde all’ammontare della “Pensione minima Inps”, al netto di qualsiasi eventuale impegno già in essere con società bancarie e finanziarie.

E la lotta al sovraindebitamento è uno. Un secondo obiettivo posto dal protocollo è l’assunzione dell’impegno, da parte di tutti gli operatori aderenti, ad assicurare a tutti i clienti la massima semplicità di comprensione e leggibilità, specialmente su un tema delicato come quello dei costi. Con un’attenzione particolare non solo al Tasso annuo effettivo globale (Taeg), ma anche alle sue componenti: spese di istruttoria, oneri fiscali, eventuali commissioni di intermediazione e Tasso annuo nominale (Tan).

Infine, per assicurare maggiore rapidità nella trasmissione al cliente dei conteggi dell’estinzione anticipata, gli intermediari devono rispettare il limite dei dieci giorni di calendario dalla richiesta pervenuta e usare i canali di trasmissione tendenzialmente più rapidi, come la posta elettronica tradizionale e quella certificata. Il protocollo ha anche istituito un monitoraggio per rilevare annualmente gli effetti dell’autoregolamentazione: è nato così l’Osservatorio sulle cessioni del quinto dello stipendio e della pensione.

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