Ape volontaria: via alle richieste
12 feb 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Da metà febbraio si può presentare all’Inps domanda di certificazione per poter accedere all’Ape volontaria. La sigla “Ape” sta per “Anticipo finanziario a garanzia pensionistica” ed è, fondamentalmente, un prestito. Prestito che consentirà a chi ha almeno 63 anni d’età nel 2018 o almeno 63 anni e 5 mesi nel 2019 (quando l’età d’accesso alla pensione di vecchiaia sarà più alta, pari a 67 anni) di lasciare prima il lavoro. Ha facoltà di richiedere l’anticipo il lavoratore al quale mancano non più di tre anni e sette mesi alla pensione di vecchiaia, sempre che abbia alle spalle come minimo 20 anni di contributi, mentre non può ottenerlo chi ha già maturato il diritto alla pensione. C’è un altro requisito, diciamo di “sostenibilità”: ovvero, la pensione certificata dall’Inps, al netto della rata del prestito richiesto, deve essere uguale o meglio ancora superiore a 1,4 volte il trattamento minimo. Infine, la rata sommata a quelle di altri prestiti eventualmente in corso e al netto di eventuali obblighi legati a debiti erariali o ad assegni di divorzio o mantenimento dei figli, non deve superare il 30% del trattamento pensionistico.
Ciò premesso, l’importo minimo che si può richiedere, spiega l’Inps, è pari a 150 euro, mentre il massimo non può andare oltre il 75% dell’importo mensile netto del trattamento pensionistico se la durata di erogazione dell’Ape è superiore a 36 mesi, l’80% dell’importo mensile netto del suddetto trattamento se la durata di erogazione dell’Ape va dai 24 ai 36 mesi, l’85% dell’importo mensile netto se il periodo di erogazione è compreso tra i 12 e i 24 mesi e il 90% se l’arco di tempo è inferiore a 12 mesi. Il prestito va restituito in 240 rate in 20 anni, con modalità analoghe a quelle della cessione del quinto. Ovvero, con una trattenuta effettuata dall’Inps per ciascuna rata. Solo alla tredicesima non si applica la decurtazione. Come si presenta la domanda? Innanzitutto, bisogna scegliere l’istituto creditizio e la relativa polizza assicurativa per la copertura del rischio di premorienza. La richiesta di Ape va poi inoltrata insieme a quella per la pensione di vecchiaia.
Nella domanda il lavoratore deve indicare la quota di anticipo che vorrebbe ottenere. Senza tralasciare la misura “anti-esodati”: ovvero, deve specificare se vuole accedere o no al prestito supplementare per avere l’Ape fino all’effettiva età di pensionamento nell’eventualità in cui, durante l’erogazione del prestito, intervenga un nuovo adeguamento dei requisiti pensionistici. Come qualunque altra richiesta di prestito, l’ente di credito può accogliere la domanda o rifiutarla. E, come per qualunque altro prestito, è consentita l’estinzione anticipata, totale o parziale. Ma veniamo ai costi: secondo i calcoli dell’agenzia di stampa Ansa, la trattenuta sull’assegno di pensione – che comprende capitale, tasso di interesse, premio assicurativo e fondo di garanzia – corrisponderà al 4,6% circa all’anno e l’incidenza dei costi effettivi, esclusa la restituzione dell’anticipo ottenuto, è di circa l’1,6% per un prestito di 12 mesi. È riconosciuto un credito d’imposta annuo del 50% degli interessi sul prestito e dei premi assicurativi. Ed essendo un prestito, l’Ape è esente da tasse e contributi.
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