Dati rubati, cosa devo fare?

Brutta storia estiva tratta da alcuni giornali online di cronaca locale: una donna in cerca di lavoro si affida ai consigli di un’amica, che le assicura che la aiuterà; a stretto giro, viene contattata da una terza persona, che le chiede i documenti a scopo assunzione; la donna si fida e glieli spedisce, senza fare colloqui e certa che a intercedere per lei presso questa terza persona sia stata la sua amica. Nell’ansia della ricerca di lavoro, non fa domande. Tempo dopo, bussano alla sua porta le forze dell’ordine, impegnate in un’indagine su una presunta truffa in riferimento a una strana serie di finanziamenti. E l’indagata è proprio lei, la donna senza lavoro che si è fidata dell’amica nel momento del bisogno. Ulteriori chiarimenti permettono alla signora e alle forze dell’ordine di capire che in realtà qualcun altro, usando i suoi dati, ha chiesto prestiti a suo nome per un ammontare complessivo di decine di migliaia di euro. A quel punto l’attenzione delle forze dell’ordine si sposta sull’amica.

Una storia di cronaca di cui volutamente omettiamo i dettagli e che riferiamo solo perché, come ci succede spesso, ci offre lo spunto per una riflessione più generale. Ovvero, come dobbiamo comportarci quando scopriamo che i nostri dati sono stati usati da altri per richiedere finanziamenti che verosimilmente non verranno mai rimborsati? E soprattutto, come possiamo difenderci dalla rivalsa dei creditori? Sì perché i dati che risultano al finanziatore sono i nostri, e dunque sarà a noi che si rivolgerà per riavere indietro il denaro con relativi interessi e arretrati. E sarà sempre su di noi che metterà in campo tutti gli strumenti ingiuntivi a legittima difesa dei suoi interessi. Infine, sarà nostro il nome che segnalerà negativamente alle banche dati creditizie. Quindi, primissima cosa, denunciare subito il fatto alle forze dell’ordine. Una copia della denuncia andrà presentata a strettissimo giro alla società bancaria o finanziaria che ha concesso il finanziamento (o i finanziamenti).

Fatto ciò, teoricamente spetterebbe alla società trasmettere la rettifica alla banca dati creditizia, che sarebbe a quel punto chiamata a effettuare la correzione cancellando la “scheda” negativa a nostro carico. Questa la procedura prevista da Crif per il suo Sistema di informazioni creditizie: “Se ti rivolgi all’istituto di credito, potrai ottenere direttamente l’eventuale modifica dei tuoi dati in Eurisc. Se ti rivolgi a Crif, a seguito della tua richiesta Crif richiederà all’istituto di credito una verifica”.

Solo dopo il consenso della banca o finanziaria Crif potrà procedere alla cancellazione. È un tema sul quale torneremo. Per ora ci limitiamo a ribadire le raccomandazioni sulla condivisione dei dati personali: facciamo molta attenzione quando li condividiamo, evitando di darli a persone che non conosciamo; attenzione alle email che sembrano arrivare dalla nostra banca o da altro istituto e che per le più variopinte ragioni chiedono di aprire un link e inserire i nostri dati (è il famigerato “phishing”, di cui tante volte abbiamo parlato); quando buttiamo via documenti cartacei contenenti i nostri dati, sminuzziamoli scrupolosamente per rendere illeggibili le informazioni.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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