Ottenere un finanziamento anche se si è stati protestati o se si è stati bollati come cattivi pagatori non è impossibile. Se in passato si sono emessi titoli di credito non coperti, non si sono pagate delle cambiali, non si sono rispettate le rate del pagamento di un prestito, si è stati insolventi - insomma, tutti quei casi in cui un debitore non è stato in grado di onorare un pagamento dovuto - con alcune soluzioni di finanziamento è comunque possibile richiedere un prestito e avere il via libera.

Le soluzioni di prestito per i protestati

Se si viene inseriti nei registri appositi o nelle banche dati dei cattivi pagatori, quando si richiederà un nuovo prestito, la finanziaria o la banca, con le verifiche di routine, potrebbero non voler finanziare un soggetto con scarsa affidabilità creditizia. Ma ci sono dei casi in cui questo è possibile, ovvero, quando non sono necessarie garanzie.

La soluzione più semplice, per chi è cattivo pagatore, ma è lavoratore dipendente, è la cessione del quinto. Con questa formula infatti gli istituti finanziari avranno la garanzia di essere ripagati del prestito, visto che le rate saranno prelevate mensilmente direttamente dalla busta paga. Si tratta della soluzione più immediata per accedere a un finanziamento ed è anche la più sicura: per chi eroga il prestito; certo, ma anche per chi si indebita, visto che non correrà il rischio di dimenticarsi di pagare le rate. Inoltre, con questa formula l'ammontare delle quote mensili non deve superare un quinto dello stipendio percepito, quindi il rimborso risulterà più sostenibile.

Si può anche decidere di contrarre un prestito dopo essere stati cancellati dagli archivi e dai sistemi di informazioni creditizie (Sic). Il cliente ha diritto di conoscere le informazioni a suo nome, richiedendole al Sic o al finanziatore, e, in caso di informazioni errate, di richiedere la cancellazione o la correzione degli errori. Se si regolarizzano ritardi e insolvenze, si può uscire da questi archivi. Quando si sono saldati i debiti correttamente, i dati sui ritardi dei pagamenti vengono mantenuti fino a 12 mesi dalla data della regolarizzazione (se il ritardo non supera due rate) e fino a 24 mesi, se si tratta di ritardi superiori.

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